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sabato 10 agosto 2019

L'IMPOSSIBILE APPUNTAMENTO A PALERMO

Mercato delle pulci a Palermo.
La fotografia è di Melo Minnella
e venne pubblicata dalla rivista "Sicilia"
nel marzo del 1962

Qualche anno fa incontrai nel mese di maggio un professore palermitano molto conosciuto in città per le sue ricerche sulla psiche dei mafiosi.
Dovevamo discutere la bozza di un documentario che avrebbe richiesto un lungo periodo di preparazione; nel frattempo, avrei potuto approfondire i contenuti di un paio di saggi da lui scritti sull'argomento.
Conclusa la discussione e prima dei saluti di rito, chiesi quando ci saremmo potuti rivedere.
Il professore prese un'agenda, cominciò a sfogliarne le pagine piene di appuntamenti scritti con un inchiostro rosso e arrivato quasi al termine dei fogli mi disse:

"Ci vedremo martedi 12 dicembre.
Facciamo alle 18.30"

Rimasi impietrito per quell'appuntamento fissato con irrevocabile precisione ben sette mesi prima.
Pensai che durante quei 200 giorni di attesa avrei potuto non aver più voglia di realizzare quel documentario, o che quel giorno di dicembre potevo essere ammalato, in balia dei sudori della febbre; oppure, che avrei potuto desiderare di prendermi proprio quel pomeriggio qualche ora di totale relax.
Spiazzato dalla proposta del professore, non trovai modo di rispondere che un laconico "va bene".
Pronunciato il mio assenso e salutato quell'uomo dalla penna rossa, pensai istintivamente ad una scusa grazie alla quale avrei fatto in seguito saltare l'appuntamento estortomi con un anticipo che mi era apparso intollerabile.
L'intenzione trovò piena applicazione e la pretesa di un impegno preso con tanto anticipo venne così punita.
Questa storiella mi è tornata alla mente leggendo una pagina scritta dalla giornalista inglese Gay Marks nel libro di memorie palermitane "Le mie isole. Divagazioni semiserie di un'inglese in Sicilia", pubblicato da Edizioni La Zisa nel 1988.
La Marks - residente a Palermo per oltre vent'anni e conduttrice di programmi radiofonici per la RAI e la BBC - sottolineò con un certo humor la ritrosia dei palermitani alla puntualità:
   
"Non ho mai conosciuto nessuno a Palermo - dico nessuno - che sia stato capace di arrivare puntuale e sto parlando di gente di ogni ceto sociale e di ogni età.
E' quasi come se la precisione fosse una cosa della quale vergognarsi, un atteggiamento da cafone; colui o colei che arriva puntuale all'appuntamento ( io per esempio ) è un pò da compatire e comunque da non prendere troppo sul serio.
Più affascinanti ancora però sono le scuse che vengono escogitate per giustificare il perenne ritardo; scuse fra l'altro che entrambe le parti riconoscono come delle bugie.



Si cita per esempio il traffico, il lavoro, gli impegni di famiglia e così via.
Diventa una specie di gioco di inventiva e di fantasia...
Ormai sono persuasa che sia molto difficile inchiodare il siciliano e pressoché impossibile strappargli un orario o una data precisa.
'Ci vediamo alle sei?' per esempio, pur essendo una proposta del tutto innocua ed innocente, lo metterà subito in crisi.
'No, no' ti risponderà in preda al panico, 'non so gli impegni.
Guarda, ti telefono dopo pranzo, così ci mettiamo d'accordo'..."

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