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lunedì 7 agosto 2023

LA "SPAVENTOSA PARLATA" DEI SICILIANI SPARSI NEL MONDO IN UNA PAGINA DI GIUSEPPE LONGO

Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Non c'è scrittore o saggista siciliano che non abbia avvertito la necessità di descrivere il carattere dei siciliani, continuando così a rimestare la pentola di un'autoanalisi sul cui fondo ristagna la domanda senza risposta su come si fa - come ha scritto Leonardo Sciascia - ad essere siciliani. Fra quanti in un passato che è ormai storia si sono esercitati nella descrizione dei propri conterranei - a partire dalla loro incapacità di affrancarsi in qualunque parte del mondo si trovino dal proprio dialetto - c'è stato il giornalista messinese Giuseppe Longo. Della sua analisi è rimasta memoria nel saggio "La Sicilia è un'isola" ( Aldo Martello Editore, Milano, 1961 ):

"Conquistati, a loro volta, questi siciliani conquistano il mondo, invadono le metropoli, appestano la faccia della terra col loro dialetto inconfondibile, si fanno gangster in America, minatori nel Belgio, magliari in Germania, caporali e sergenti nella legione straniera, venditori di stoffe in Inghilterra, contrabbandieri di sigarette a Como, scaricatori a Marsiglia, gelatieri in Svizzera e in Norvegia, milanesi a Milano; salgono con noncuranza le più alte cattedre del diritto e della scienza, si avventano sulle questure, sulle ambasciate, sui ministeri, sul municipio di New York, sui palcoscenici, sugli schermi del cinema e della televisione. Barbieri e callisti di sovrani nelle corti di Medio Oriente, architetti e poeti civili, petrolieri e coltivatori di banane sotto il sole dei tropici, eunuchi e sultani. Siano uomini di fatica o capitani d'industria, non riescono mai a dissimulare, qualunque cosa facciano, qualunque sia il numero degli anni trascorsi lontano dalla loro terra, la spaventosa parlata che è come un calderone in cui guazzano parole rubate ai gerghi soldateschi di cento dominazioni..."  


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