Matteo Messina Denaro nella fotografia diffusa dai Carabinieri del ROS dopo l'arresto, lo scorso 16 gennaio. Sotto, stralcio del primo interrogatorio sostenuto il 13 febbraio 2023 |
Molte sono le spiegazioni sull'identità della mafia e dei mafiosi, sui processi mentali che regolano comportamenti e azioni dell'"onorata società", nei suoi rapporti interni ed in quelli con le istituzioni dello Stato. Su questo tema si sono espressi magistrati, giornalisti, criminologi, sociologi, antropologi e psichiatri. Le diverse letture circa il carattere della "mafiosità" concordano su un punto: quello degli atteggiamenti esteriori del mafioso, destinati ad esibire e nascondere allo stesso tempo l'attribuzione della condizione di "uomo d'onore". Una sintesi di questi comportamenti è stata tracciata dal saggista e storico Virgilio Titone in "Storia mafia e costume in Sicilia" ( Edizioni Del Milione, Milano, 1964 ):
"Il mafioso è anzitutto un uomo che si compiace di se stesso. Egli si guarda e si ascolta: quel suo parlare a monosillabi, a cenni, per sottintesi, quel controllo continuo del gesto, della parola, del portamento sono una maschera, che, rispondendo in un certo senso al tipo ideale del siciliano, a quello che il siciliano vuol essere in realtà o esser creduto dagli altri, si porta come un'uniforme e quasi una bandiera di un corpo privilegiato e invidiato... Il mafioso ci tiene a farsi riconoscere per tale e nello stesso tempo a darsi l'aria di non desiderare di essere riconosciuto come mafioso: nel suo intimo si sentirebbe diminuito se sapesse di poter passare inosservato...
Il mafioso non nega propriamente lo Stato o l'ordine costituito: li ignora. Negarli sarebbe già qualcosa di diverso: si nega ciò cui si attribuisce un valore, sul piano stesso nel quale ci si pone nel contrasto o nell'opposizione. Tanto che qualche volta o, in certe circostanze anche abitualmente, egli collabora con l'autorità costituita e ne trae motivo di intimo orgoglio. Ma per lui in questi casi l'autorità non è più tale, non esprime l'ordine legale o lo Stato..."
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