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mercoledì 16 agosto 2023

L'ESSERE ED IL NON ESSERE ESIBITO DAL MAFIOSO

Matteo Messina Denaro
nella fotografia diffusa
dai Carabinieri del ROS dopo l'arresto,
lo scorso 16 gennaio.
Sotto, stralcio del primo interrogatorio
sostenuto il 13 febbraio 2023


Molte sono le spiegazioni sull'identità della mafia e dei mafiosi, sui processi mentali che regolano comportamenti e azioni dell'"onorata società", nei suoi rapporti interni ed in quelli con le istituzioni dello Stato. Su questo tema si sono espressi magistrati, giornalisti, criminologi, sociologi, antropologi e psichiatri. Le diverse letture circa il carattere della "mafiosità" concordano su un punto: quello degli atteggiamenti esteriori del mafioso, destinati ad esibire e nascondere allo stesso tempo l'attribuzione della condizione di "uomo d'onore". Una sintesi di questi comportamenti è stata tracciata dal saggista e storico Virgilio Titone in "Storia mafia e costume in Sicilia" ( Edizioni Del Milione, Milano, 1964 ):   

"Il mafioso è anzitutto un uomo che si compiace di se stesso. Egli si guarda e si ascolta: quel suo parlare a monosillabi, a cenni, per sottintesi, quel controllo continuo del gesto, della parola, del portamento sono una maschera, che, rispondendo in un certo senso al tipo ideale del siciliano, a quello che il siciliano vuol essere in realtà o esser creduto dagli altri, si porta come un'uniforme e quasi una bandiera di un corpo privilegiato e invidiato... Il mafioso ci tiene a farsi riconoscere per tale e nello stesso tempo a darsi l'aria di non desiderare di essere riconosciuto come mafioso: nel suo intimo si sentirebbe diminuito se sapesse di poter passare inosservato...


Il mafioso non nega propriamente lo Stato o l'ordine costituito: li ignora. Negarli sarebbe già qualcosa di diverso: si nega ciò cui si attribuisce un valore, sul piano stesso nel quale ci si pone nel contrasto o nell'opposizione. Tanto che qualche volta o, in certe circostanze anche abitualmente, egli collabora con l'autorità costituita e ne trae motivo di intimo orgoglio. Ma per lui in questi casi l'autorità non è più tale, non esprime l'ordine legale o lo Stato..."

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