Barca di Sciacca. Fotografia tratta da opera citata nel post |
"Fra il 1875 ed il 1880 - si legge nell'opera "La Sicilia. Quindici anni di autonomia regionale", edita a Roma nel luglio del 1960 - furono pescate 6.219 tonnellate di corallo per un valore complessivo di 44 milioni di lire. Parteciparono alla pesca 4.669 barche tra quelle di Sciacca e di altri compartimenti e 46.000 pescatori..."
Così V. Porrello Cassar descrisse la corsa al corallo che per cinque anni, sul finire dell'Ottocento, fra i mesi di febbraio ed ottobre, alimentò le attività economiche degli armatori di Sciacca e di altre flotte pescherecce siciliane e d'oltre Stretto ( Porto Empedocle, Trapani, Mazara del Vallo, Licata, Termini Imerese, Torre del Greco ed Alghero ).
Sembra che la scoperta casuale del primo e più esteso banco corallifero di Sciacca - nel maggio del 1875, 12 miglia al largo di Capo San Marco, su un fondale profondo fra i 148 ed i 200 metri - sia stata opera di tale Alberto Maniscalco. In seguito, ricerche mirate portarono alla individuazione di altri due giacimenti - nell'agosto del 1878 e nel gennaio del 1880 - rispettivamente a 27 e 45 miglia da Sciacca.
Si trattava di una varietà di corallo nero rimasto in profondità per lungo tempo, durante il quale il "Corallium rubrum" assorbe maggiori quantità di sostanze organiche, la cui rimozione necessità di lavaggi con sostanze ossidanti.
"Parve a molti - ha scritto Salvatore Costanza in "Coralli talismani sacri e profani", Catalogo della mostra "L'arte del corallo in Sicilia" svoltasi a Trapani al Museo Regionale "Pepoli" nel 1986 ( Novecento, Palermo, 1986 ) - di potere impiegare nuovi capitali in un'impresa che prometteva immensi lucri; e di spingersi fino ad organizzare alcune compagnie armatoriali... Ora il pescatore non lavorava più per proprio conto, ma alle dipendenze degli armatori, che lo ingaggiavano per la campagna di pesca a salario fisso ( da 127 a 150 lire per l'intera campagna, e, se a giornata, con una lira e 70 centesimi, senza altro compenso in natura )..."
La questione dei compensi sfociò presto nel malcontento di molti pescatori trapanesi assoldati per la racconta del corallo. Nel 1880 minacciarono lo sciopero; ma ben altre circostanze incombevano sulle aspettative di trarre ingenti guadagni dall'estrazione degli arboscelli al largo della costa di Sciacca.
"Ben presto - ha scritto ancora Costanza - si constatò la scarsa qualità del corallo pescato in quei banchi, che non era neppure compensato dalla sua eccezionale copiosità. Anzi, fu proprio l'abbondanza del grezzo immesso sul mercato a farne precipitare il prezzo, tanto che l'armamento delle barche coralline riuscì alla fine per gli armatori antieconomico..."
Nel 1887, i pescatori e gli armatori di corallo di Livorno sollecitarono provvedimenti per limitare la pesca del corallo a Sciacca; e nel 1891, quelli di Torre del Greco, forse spinti da alcuni speculatori finanziari di Genova, convinsero il ministero dell'Agricoltura e del Commercio a vietare del tutto l'attività di estrazione dai tre banchi siciliani. Il provvedimento venne revocato nel gennaio del 1892, quando la grande corsa al corallo di Sciacca - esauritasi in meno di due decenni - poteva di fatto considerarsi conclusa.