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martedì 4 ottobre 2022

SANTA MARGHERITA DEL BELICE, IL VUOTO E LE MACERIE DIETRO LE FACCIATE

Portale di un edificio
tra le macerie di
Santa Margherita del Belice.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Il silenzio di Santa Margherita Belice - scrisse Anselmo Calaciura sul "Giornale di Sicilia" dopo averne osservato la devastazione provocata dal terremoto nel Belice, la notte del 15 gennaio del 1968 -  è il più tragico, il più agghiacciante. Non ci sono lamenti, né ansimare di ruspe, soltanto il fischio del vento e il rumori dei passi del sindaco e dei suoi pochi abitanti, la loro voce adirata contro i soccorritori che non arrivano. Un mare di tufo, di ciottoli, di gesso rivoltato dalla terribile scossa delle 3.08. Da quel momento la tragedia da allucinante si è fatta assurda. Quando arrivo a Santa Margherita Belice sono trascorse più di dodici ore dalla catastrofe, ma nessuno s'è fatto ancora vivo. La città è distrutta per il 90 per cento, ma la catastrofe non pare abbia tali proporzioni, perché di Santa Margherita è rimasta la facciata. I prospetti di molte case; ma dietro non c'era più nulla, solo un ammasso di pietre sbriciolate tra le quali si deve frugare al più presto..."

lunedì 3 ottobre 2022

LA "SELVATICA ED AVVINCENTE" PORTICELLO IN UNA FOTOGRAFIA DI ENZO GATTI

Pescatori a Porticello.
Fotografia di Enzo Gatti,
opera citata nel post


"La litoranea che vi giunge serpeggia sulla convulsa scogliera dell'Aspra, in un paesaggio marino selvaggio ed avvincente, tra i più belli dell'isola. Da questo porticciolo si scorge la punta di Solanto dominata dal castello; a ridosso, su di un colle, sono i resti della fenicia Solunto"

La descrizione di un giovane Giuseppe Bellafiore - futuro storico dell'arte e divulgatore del patrimonio architettonico  siciliano - risale al 1956. Il testo servì da didascalia alla fotografia di Porticello riproposta da ReportageSicilia e pubblicata all'epoca dal fascicolo "Visioni di Palermo", edito dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara. Lo scatto - realizzato da Enzo Gatti - ed il testo di Bellafiore che lo illustrò sono oggi l'ennesima testimonianza della perduta bellezza patita negli ultimi decenni da tanti "selvaggi ed avvincenti" ambienti costieri siciliani. Nella fotografia di Gatti, Porticello mostra l'innocenza di un paesaggio circostante che si svolge per chilometri senza l'invasiva e soffocante cortina edilizia di cemento che oggi, dopo Termini Imerese, diventa incancellabile sfregio di una rugginosa e spettrale area industriale. Spiccano, nell'immagine, le figure di una decina di pescatori di Porticello; alcuni in posa, altri concentrati sulle fatiche di un lavoro che comporta i rischi propri di ogni attività svolta giornalmente - e specie la notte - in mare. 



Appena due anni prima della pubblicazione della fotografia - nel novembre del 1954 - una violenta mareggiata aveva spazzato il porticciolo, affondando i pescherecci "Sant'Antonio", "Immacolata Concezione" e "Santa Rosalia". Altre due imbarcazioni subirono gravi danni, così pure la nuova diga in costruzione allo scopo di limitare appunto le conseguenze del mare ingrossato. Peggio era andata nell'aprile del 1933; decine di barche di Porticello furono allora sorprese al largo dal mare in burrasca. Un rimorchiatore partito da Palermo riuscì a salvarne quattro, trainandole in porto. Il piroscafo svedese "Scandinavia" salvò nove pescatori prossimi all'affondamento a tre miglia a largo di Lipari; altre barche da pesca riuscirono fortunosamente a riparare nei porti di Termini Imerese, Cefalù e Patti



I sopravvissuti alla furia del mare tornarono a Porticello in treno, quando già numerose famiglie non speravano nella loro salvezza: vicende sbiadite dal trascorrere del tempo, come è sbiadito ai nostri giorni il ricordo della Porticello fissato grazie alla fotografia di Enzo Gatti.       

martedì 27 settembre 2022

CONCERTO IN PIAZZA FALCONE E BORSELLINO A CORLEONE

 



Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Il concerto della banda dei Carabinieri ha concluso questa mattina in piazza Falcone e Borsellino la cerimonia di sistemazione di un'effige in bronzo di Carlo Alberto Dalla Chiesa nel giardino della caserma dei Carabinieri a Corleone. 




domenica 25 settembre 2022

venerdì 23 settembre 2022

PEDARA, "SILENZIOSISSIMA E ODOROSA DI VIGNE" IN UNA PAGINA DI ERCOLE PATTI

Famiglia in scooter a Pedara
dinanzi palazzo Papardo Corvaja.
Fotografia di Melo Minnella
pubblicata il 26 ottobre 1965
dalla rivista "Il Mondo"


Abilissimo cesellatore della scrittura, Ercole Patti ha descritto come nessun altro i paesaggi ed i paesi dei fianchi dell'Etna: luoghi dominati dalla straripante presenza della natura, in un nitore di caratteri che  ha alimentato nelle pagine di Patti - scrittore catanese vissuto buona parte della sua vita a Roma - una vena di lieve malinconia per i luoghi di origine. Un esempio di questo stato d'animo traspare in un reportage che Ercole Patti realizzò per il "Corriere della Sera" il 29 luglio del 1963. Intitolato "Pomeriggio in Sicilia", vi si legge questa descrizione di Pedara:

"Si attraversa Pedara, silenziosissima; due uomini sono seduti in una striscia di ombra, accanto alla bottega del barbiere sulla piazza. Fumano e guardano il campanile incrostato di ciottolini colorati disposti come un mosaico. L'aria delle vigne che circondano il paese da tutte le parti arriva, passando per i vicoletti, sulla strada principale, scorre leggera lungo le poste accostate, si incanala fresca nel buio portone di qualche cantina aperta..."

domenica 18 settembre 2022

A CIASCUNO LA SUA SICILIA

Riposo all'ombra a Petralia Soprana.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Così - ha scritto Fortunato Pasqualino in "Sicilia" edito da Zanichelli nel 1980 -  ciascuno di noi ha la sua Sicilia, a immagine e somiglianza del proprio modo di pensare, della madre, del padre, delle zie e degli zii. Si ha una Sicilia di semidei alla maniera di Lampedusa, una Sicilia da bell'Antoni alla Brancati, una degli autunni torbidi di Patti; c'è la Sicilia di mafia di Sciascia e quella delle nuvole di Bonaviri, la Sicilia delle bambole da riparare di Antonino Pizzuto e quella dei cantastorie da piazza di Ignazio Buttitta; ed infine, la Sicilia dei nostri pupi, dei cavalieri erranti del lavoro, degli emigranti e dei metafisici zingareschi..."   

mercoledì 14 settembre 2022

LA PANCHINA DI UN BAGLIO MARSALESE

 

Panchina in un baglio agricolo
del marsalese realizzata
con mattonelle recuperate 
in un palazzo ottocentesco a Trapani.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia