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sabato 31 marzo 2012

ABBEVERATA A RADDUSA

Contadini riuniti con i loro cavalli intorno ad un abbeveratoio a Raddusa, il centro catanese che fino al secondo dopoguerra aveva nella coltura del grano la sua attività economica principale. Da qualche anno a Raddusa il retaggio di quella pratica agricola è affidato ad una 'festa del grano' che certo non lenisce le recriminazioni per la crisi produttiva della storica coltura

Muretti a secco, terrazze agricole ed abbeveratoi raccontano la storia di un mondo rurale siciliano che, specie nelle aree interne dell’isola, offre ancora numerose testimonianze della loro antica funzione. Nei decenni passati, molti fotografi raccontavano quella Sicilia “arcaica e pastorale” con un approccio compiaciuto, più simile alla ricerca del dato folklorico che alla documentazione della progressiva scomparsa di quel mondo rurale, con i suoi personaggi ed i suoi luoghi, espressione di una cultura secolare. Questa considerazione sembra emergere dall’osservazione di questa fotografia che ritrae un gruppo di braccianti riuniti con i loro cavalli intorno ad un abbeveratoio, forse al termine di una giornata di lavoro nei campi. L’immagine – tratta dal II volume dell’opera ‘Sicilia’, edita da Sansoni nel 1962, a firma Publifoto -  è stata scattata a Raddusa, nel catanese, paese di antiche tradizioni agricole, e dove da qualche anno si celebra annualmente una ‘festa del grano’: gli anziani tornano nuovamente nei campi e ripropongono le vecchie pratiche della ‘pisatura’ – la trebbiatura – un tempo così diffusa da rifornire di grano gran parte della provincia catanese.
Il Museo del Grano di Raddusa. L'immagine è tratta da http://www.calatinosudsimeto.it/03/cont_d.asp?CSez_ID=COMU&CCat_ID=CO10 

A Raddusa, nel frattempo, è nato anche un Museo del Grano. L’iniziativa è certo lodevole sul piano culturale, ma suggerisce anche qualche considerazione sulla drammatica crisi sofferta da una coltura agricola siciliana strozzata dalle leggi del mercato globale; al punto da essere relegata – come a Raddusa – a oggetto di cultura museale, ad amara e beffarda materia di folklore.

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