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domenica 18 marzo 2012

LE 'VAMPE' BAGHERESI DI SAN GIUSEPPE

Un gruppo di uomini, donne e bambini assiste al rogo di una 'vampa' di San Giuseppe in uno slargo del centro storico di Bagheria: è la vigilia del 19 marzo del 1977, e la fotografia di Paolo Di Salvo fissa un rito insieme devozionale e pagano, legato all'arrivo della primavera e dei frutti di una nuova stagione di prosperità  
ReportageSicilia è lo specchio di una passione personale per la scrittura di storie siciliane. Di tanto in tanto, l’infinità vastità dello strumento virtuale che lo tiene in vita riserva la piacevole scoperta di un atto di gradimento, di un’attenzione verso quelle storie scritte ed illustrate grazie alla tastiera di un computer.
In qualche caso poi – come nel caso di questo post – succede che l’autore di alcune fotografie apparse di recente sul blog dimostri un’attenzione preziosa, offrendo la disponibilità di nuovo materiale da offrire a chi si imbatta in ReportageSicilia.
Così, è successo che Paolo Di Salvo – l’autore delle fotografie dedicate alla bottega di Onofrio Ducato, immagini oggetto di un recente post – abbia deciso di recuperare dal suo archivio personale altri bellissimi scatti, e di offrirli alla pubblicazione nel blog.
Le fotografie - realizzate da Di Salvo nella natìa Bagheria nel 1977 - arrivano tempestive rispetto al calendario; documentano infatti ‘le vampe di San Giuseppe’ accese la notte del 19 marzo di 35 anni fa.

Il luogo della più imponente 'vampa' realizzata a Bagheria  nei decenni passati: l'arco, detto della Santissima Trinità, di accesso al viale ( oggi via Palagonia) che conduce alla 'villa dei mostri',
uno dei più noti simboli architettonici bagheresi
Nell’isola, la tradizione delle ‘vampe’ è legata a diverse ricorrenze, oltre a quelle di San Giuseppe; legname, paglia, avanzi di potatura, vecchio mobilio o addirittura fantocci sino a qualche anno fa venivano bruciati nei quartieri popolari anche alla vigilia della festa di Santa Lucia, Sant’Antonio Abate, San Giovanni, oltre che per le feste di Natale, Capodanno, Martedi Grasso, Venerdi Santo, dell’Ascensione e dell’Assunzione.
Questi roghi – come ha scritto Ignazio E. Buttitta nel saggio ‘Le fiamme dei santi – Usi rituali del fuoco in Sicilia’ edito da Meltemi – segnano il “perenne ripetersi di atti e gesti millenari con i quali l’uomo si rapporta al sacro, tributando onori ad una realtà trascendente da cui sente dipendere il proprio benessere fisico e materiale, la sua stessa esistenza”.

Una bancarella con decoro devozionale per la vendita di 'calia e simìanza', immancabile presenza - ancora ai nostri giorni, soprattutto nei quartieri popolari - in tutte le principali feste religiose nella Sicilia: l'immagine fa parte del reportage realizzato 35 anni fa da Paolo Di Salvo a Bagheria
 in occasione del rogo delle 'vampe' di San Giuseppe  
  
In relazione alle ‘vampe’ di Bagheria, poi, lo stesso Paolo Di Salvo aggiunge che “questi roghi mostrano la devozione dei bagheresi nei confronti del patrono San Giuseppe. La consuetudine di fare ardere nelle diverse strade del paese queste cataste di legna e vecchio mobilio era molto diffusa e costituiva occasione di sfida tra i vari quartieri che, con la partecipazione di grandi e piccini, cercavano di allestirne la più imponente.

Lo scatto di Di Salvo fissa la figura della 'za Nunzia', con in mano un'immagine di San Giuseppe ricevuta dal 'comitatu ra festa' come compenso per un'offerta da lei versata.
Le feste religiose, nella cultura popolare siciliana, costituivano uno dei momenti di aggregrazione e di identificazione dei singoli nella comunità locale che promuoveva l'evento devozionale. 
È stato scritto che la ricorrenza del 19 marzo, coincidendo con la fine dell'inverno, presenta nelle vampe elementi che richiamano riti ancestrali e pagani di purificazione agraria connessi all'arrivo della primavera”.
Così, nelle ‘vampe’ bagheresi di San Giuseppe fotografate nottetempo da Di Salvo 35 anni fa, le fiamme finiscono col rappresentare quasi un anelito di aspettativa e di speranza per un futuro di prosperità, atteso da un’intera comunità.

Una 'vampa' familiare appiccata fra le mura diroccate di alcuni edifici che raccontano la vita di una povera famiglia bagherese; il chiarore del rogo disegna il profilo di un carretto, uno dei pochi beni essenziali che in quegli anni arricchivano il patrimonio di braccianti e contadini.
Per queste famiglie, i riti religiosi costituivano insieme momento di devozione e, attraverso la partecipazione al rito popolare - in questo caso, attraverso una 'vampa' - anche occasione di equiparazione sociale.














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