Le immagini riproposte in questo post da ReportageSicilia portano la firma del fotografo francese André Martin ( 1928-1999 ) e sono tratte dal saggio di Danilo Dolci “Spreco-Documenti ed inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia occidentale”, edito nel 1960 da Einaudi editore.
Gli scatti di Martin – originario della Normandia, laureatosi alla Scuola di Fotografia e Cinema di Parigi ed appassionato di etnologia africana, mediorientale e del Mezzogiorno d’Italia ( è nota la sua collaborazione con l’antropologo Ernesto De Martino ) - ritraggono scene domestiche di famiglie contadine siciliane, nella seconda metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo.
La sensibilità descrittiva di Martin e la sua capacità di cogliere nella loro quotidianità domestica il disagio e la povertà della classe contadina ben si legarono alle denunce portate avanti in quegli anni da Danilo Dolci.
Nella prefazione di “Spreco” – opera ancor oggi in grado di descrivere le ragioni dell’antico sottosviluppo dell’economia agricola in Sicilia – il sociologo scriveva:
“Molti, come è frequente nelle zone arretrate, pur intelligenti e volenterosi, isolati nel mondo fermo, non possiedono gli strumenti tecnico-culturali-organizzativi per sapere cosa fare, come lavorare, come progredire: la terra, la vita rimangono, davanti a loro impotenti, doloroso caos…”.
Le immagini di André Martin colgono quella sorta di inconsapevole povertà del mondo rurale siciliano, incapace di comprendere le ragioni del suo penoso vivere quotidiano e di cercare quindi la strada del riscatto, affidata solo alla fede religiosa delle immagini che tappezzano le pareti.
Immagini religiose tappezzano le povere pareti dell'abitazione di un bracciante. La devozione religiosa appariva a molti contadini come l'unica prospettiva di liberazione dagli stenti quotidiani |
Di quella sofferenza, le fotografie di Martin offrono una testimonianza priva di retorica: ecco così la promiscuità fra anziani e bambini in poveri ambienti mal illuminati, i sudici tavoli in cui tutti condividono lo scarso cibo cucinato su vecchie padelle, o i giacigli per i bambini sistemati sui pavimenti.
Oggi i contadini siciliani sono una presenza marginale nell’asfittico panorama dei lavoratori dell’isola; pochissimi vivono ancora le condizioni di povertà descritte da André Martin, ma il lavoro che nasce dai frutti della terra paga lo scotto di quel “doloroso caos” descritto da Dolci.
Le recenti parole dell’assessore regionale alle Risorse Agricole, Dario Cartabellotta – “bisogna superare l’isolamento politico e sociale dell’agricoltura e stabilire un’alleanza strategica con le politiche territoriali, distributive, agroindustriali, ambientali, sanitarie, culturali, infrastrutturali e turistiche” – nel loro stantio politichese fanno intendere come, 50 anni dopo l’appello di Danilo Dolci, i contadini siciliani siano ancora privi degli strumenti necessari al loro progredire.
Nessun commento:
Posta un commento