Fu nella primavera del 1956 che il chiostro del duomo di Monreale – sino ad allora noto come straordinario esempio di architettura del secolo XII – raccolse le attenzioni del mondo della moda.
Accade infatti che il marchese Emilio Pucci (1914-1992 ), erede di una nobile famiglia fiorentina e considerato come un pioniere della moda italiana nel secondo dopoguerra, presentasse allora una collezione di tessuti ispirata ai mosaici che intarsiano le 208 colonnine del chiostro monrealese.
Pucci – divenuto famoso per le sue creazioni nel 1950 a Capri, dopo l’apertura di una boutique – fu uno specialista nella riproposizione di disegni ispirati dalla cultura e dall’arte italiana, come le pitture del Botticelli od i costumi del Palio di Siena; le sue creazioni sfruttavano cioè la notorietà dell’arte e delle tradizioni della penisola all’estero, andando incontro soprattutto ai gusti del pubblico americano.
Le trame dei mosaici del chiostro di Monreale fecero la loro comparsa su gonne, pantaloncini e camicette firmate da Emilio Pucci alle sfilate della moda di Firenze per la collezione primavera-estate del 1956.
Così, scacchi, chevron e losanghe di ispirazione bizantina finirono col decorare capi di abbigliamento indossati da ricche donne americane, per lo più ignare dell’esistenza stessa dei capolavori d’arte normanna nella Sicilia di 8 secoli prima.
Il battage pubblicitario allestito dal nobile fiorentino fu affidato ad Elsa Haertter ( 1908-1995), storica fotografa di moda di origini tedesche.
La Haertter ottenne le autorizzazioni per trasformare il chiostro benedettino di Monreale in un set; alla fine, furono realizzati 632 scatti a modelle vestite con i capi di abbigliamento ispirati dai disegni dei mosaici.
Oggi quelle singolari fotografie monrealesi sono conservate nel Fondo Elsa Haertter, custodito all’interno della Biblioteca Tremelloni del Tessile e della Moda di Milano.
In questo post, ReportageSicilia ripropone tre di quegli scatti pubblicati nelle pagine del quotidiano “La Stampa” del 19 luglio 1956 e nella rivista “Sicilia” edita dall’Assessorato Regionale Turismo Sport Spettacolo nel settembre 1962: la modella fotografata da Elsa Haertter fra le colonnine del chiostro è l’attrice romana Lilli Cerasoli ( 1932 ).
Qualche elemento in più sulla breve fortuna dei mosaici monrealesi nel campo della moda si ricava proprio dalle pagine del quotidiano, a firma di Anna Vanner.
“Gli americani – scriveva “La Stampa “ - hanno accolto la trovata con molto favore e in taluni casi addirittura con entusiasmo.
Se il Pucci, tra le sue segrete intenzioni, aveva anche quella di fare propaganda turistica alla Sicilia, v’è riuscito in pieno. Basti pensare che uno dei più importanti magazzini di New York, che ha sede nella Quinta Strada, ha addobbato le sue vetrine con enormi fotomontaggi che riproducono paesaggi siciliani.
In primo piano, naturalmente, figurano in bella mostra pantaloncini, camicette, gonne, abiti e costumi eseguiti con il famoso tessuto. Celebri dive, “ragazze copertina”, ricchissime signore americane hanno acquistato questi capi. Il folcloristico disegno italiano è stato alleggerito dal taglio classico e stilizzato dei pantaloni aderenti e delle camicette sbarazzine che si portano sciolte su casti costumini da sole.
Ma anche il disegno ispirato dai carrettini siciliani è tra quelli che piacciono maggiormente alle americane, così come i bassorilievi decorati, che sono stati riprodotti in tessuti di grande pregio artistico.
Ed è ancora la Sicilia di scena come ispiratrici di colori: il blu Siracusa, il verde Agrigento, il giallo Taormina, insieme con il turchese, il rosso, il viola ed il ciclamino…”.
Lo stilista Emilio Pucci - erede di una nobile famiglia fiorentina - ritratto con lo sfondo del Duomo di Firenze, in compagnia di una modella. L'immagine è tratta dal sito http://www.emiliopucci.com/Index.aspx |
Davvero interessante.
RispondiEliminaMolto interessante, qui http://www.pinterest.com/pin/381328293420801940/ troverà un'altra delle foto scattate nel chiostro
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione e per l'attenzione al post.
EliminaReportageSicilia
Bellissima riscoperta! Grazie, Ernesto.
RispondiEliminaLino Agrò