“Di tutte le dominazioni straniere che
ci sono toccate, quella che, in epoca moderna, ha permeato più di tutte la
mentalità siciliana, è stata la spagnola: imposta, certo, ma ci andava talmente
bene da un punto di vista comportamentale ed estetico! Con il loro amore del
fasto, della ricchezza e della festa, il loro gusto della dissipazione e la
prodigalità ostentata, la loro tendenza alla grandiosità ed alla pompa, gli
spagnoli ci misero a nostro agio: eravamo più fastosi ancora di loro.
Il
termine ‘spagnolesco’ d’altronde è più adatto ai siciliani che non agli
spagnoli. In questa corrispondenza siculo-ispanica c’era una sola nota falsa,
ed era che il fasto gli spagnoli lo vivevano da padroni, mentre i siciliani ne
godevano da schiavi…”.
Nel 1979 Leonardo Sciascia così
descrisse a Marcelle Padovani ( “La Sicilia come metafora”, Mondadori )
l’eredità culturale della dominazione spagnola in Sicilia, trionfalmente
rappresentata nell’ottagono palermitano di piazza Villena dalle regie statue di
Carlo V e Filippo II, III e IV.
La definizione di “spagnolesco”
ancor oggi può spiegare molti aspetti del costume isolano; uno di questi riguarda
la capacità dei siciliani – e dei palermitani in particolare – di considerare
certi monumenti che in altre città sarebbero oggetto di diligente cura come una
trascurabile quinta scenografica del loro vivere quotidiano.
Le due fotografie riproposte da
ReportageSicilia sottolineano questo approccio con l’architettura storica, e
proprio nei confronti di una chiesa costruita nel quartiere palermitano della
Vucciria durante la dominazione spagnola, per di più intitolata a Sant'Eulalia
( santa molto popolare in Spagna, soprattutto a Barcellona ).
Gli scatti risalgono agli anni
Cinquanta dello scorso secolo e sono tratti dal volume “Sicilia”, collana
Attraverso l’Italia del TCI ( 1961 ) e dalla guida “Palermo” di Gaetano Falzone
edita nel 1956 dall’Azienda Autonoma di Turismo per Palermo e Monreale.
Nessun commento:
Posta un commento