Visitare la Sicilia solo per conoscerne le sue note bellezze: l'irrealizzabilità di questo viaggio secondo Guido Piovene
Il Circolo dei Civili a Caltagirone. La fotografia è di Enzo Sellerio ed è tratta dal II volume dell'opera "Sicilia" edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Se potessimo essere osservatori estranei, diremmo che in Sicilia il mutamento di strutture diventa anche spettacolo, ricco di accenti drammatici e anche comici.
Intorno a questo, quasi astratta, è una bellezza senza pari.
Le luci arabe di Palermo, l'Oriente da gioielleria dei giardini di aranci, il barocco fiorito dalle fantasie del sangue di Noto, Acireale, Catania, la Terrasanta di Ragusa, la Grecia piegata al colore di Siracusa, Agrigento, Selinunte, Segesta, il balcone di Erice sulla storia e quella leggenda divenute paesaggio; si vorrebbe essere venuti quaggiù come uno straniero, un viaggiatore distaccato, per vedere nella Sicilia - concludeva Piovene con lucida consapevolezza delle cose - solo una tra le più belle terre del mondo".
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