Una pagina del poeta messinese Bartolo Cattafi sulle millenarie rotte che solcano il tratto di mare fra Sicilia e Calabria
Traghetti sulle rotte che collegano la Sicilia alla Calabria. Le fotografie del post sono di ReportageSicilia |
Disegnano scie merlettate di spuma sulla superficie 'blu navy' dello Stretto, incrociando quasi senza sosta le loro rotte fra gli imbarcaderi di Sicilia e Calabria.
Dal 1899 le navi traghetto delle ferrovie sono il mezzo principale di trasporto che collega l'isola al Continente.
A bordo dei "ferry boats" non si raccontano soltanto le storie dei vacanzieri estivi in Sicilia, ma anche quelle di persone che affidano alla breve traversata - per lavoro, per studio o per affetti privati - i destini delle proprie vite.
I traghetti - scriveva il poeta barcellonese Bartolo Cattafi nel 1960 - "uniscono col filo continuo del loro andirivieni, come spole grosse e rozze, le due rive; questo è uno degli specchi d'acqua più movimentati al mondo e, nonostante tutto ciò, tra i più decaduti.
La scoperta dell'America, l'apertura al traffico di tutti gli altri mari ha naturalmente diradato l'addensarsi della storia e dei commerci nel bacino mediterraneo.
L'attuale piccolo cabotaggio siculo-calabro, da costa a costa, richiama alla memoria altri tempi, quando le navigazioni avvenivano da mare a mare, per così dire, nell'infanzia del mondo, alla scoperta del mondo lungo rotte tracciate al momento, per la prima volta.
Che viavai di Greci Fenici Mamertini Romani, in queste acque.
Il siracusano Gerone passa lo Stretto, in rotta per Cuma, e rompe la potenza marittima degli Etruschi.
I Crociati passano sempre da qui: scalo a Messina.
Gli Arabi fanno fagotto, arriva Ruggero il Normanno per liberare la Sicilia dall'Islam.
Se queste acque fossero cristallo, se le chiglie potessero scivolare sul cristallo, intersecazioni e sovrapposizioni di scie sarebbero talmente fitte da non lasciare nemmeno un'unghia di spazio vergine, tutta solcata la lastra...".
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