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mercoledì 31 dicembre 2014

GLI ULTIMI EPIGONI DEL CARRETTO

In un libro del 1959 dello studioso catanese Salvatore Lo Presti le immagini di cinque artigiani di una forma d'arte allora ormai al tramonto

L'intagliatore Ignazio Russo mentre rifinisce
un mascellaro di carretto.
Le fotografie del post vennero pubblicate nell'opera
dello studioso catanese Salvatore Lo Presti
"Il carretto", edita da Flaccovio a Palermo nel 1959

Uno dei primi organici saggi dedicati al carretto ed ai suoi artefici - carradori, intagliatori, pittori, fabbri ferrai, costruttori di finimenti e bardature - si deve all'opera dello studioso catanese Salvatore Lo Presti.
Il libro si intitola semplicemente "Il carretto" e venne pubblicato nel 1959 da Flaccovio a Palermo con una tiratura limitata a 2500 copie, mille delle quali numerate a mano e destinate "ai prenotati".
Proprio per il numero ridotto di copie prodotte, "Il carretto" è oggi un'opera piuttosto rara a trovarsi.
Chi volesse gustarne i contenuti, può contare sulla disponibilità di poche biblioteche pubbliche o sull'acquisto on-line del libro di antiquariato. 
Nel post, ReportageSicilia ripropone cinque fotografie che illustrarono le pagine di Lo Presti.

Il carradore Salvatore Quartarone,
in un'immagine firmata Consoli di Catania

La scelta - non facile, visto l'interesse e la bellezza di molte delle 84 immagini - ha privilegiato gli scatti che hanno ritratto in quegli anni l'attività degli ultimi artisti del carretto: l'intagliatore Ignazio Russo fotografato mentre rifinisce un mascellaro, il carradore Salvatore Quartarone dalle enormi mani e il pittore Salvatore Lombardo - tutti catanesi - e gli altri pittori Nunzio Pellegrino e Domenico Ducato, di Castelvetrano e Bagheria

Il pittore di Castelvetrano Nunzio Pellegrino,
in un'immagine firmata Foto Varvaro
    
Il libro offre una rassegna completa della storia del carretto in Sicilia, analizzando, provincia per provincia, le differenze stilistiche del gruppo di artigiani ed artisti che hanno concorso alla costruzione di un'opera di abilissima manualità e divenuta negli ultimi decenni solo un semplice simbolo del folclore isolano nel mondo.
Sintesi di quell'arte è stata, per Lo Presti, un carretto realizzato nel 1956 nel catanese da un gruppo di "valentissimi artigiani":

"Il carradore Salvatore Chiarenza di Belpasso, i fabbri ferrai fratelli Concetto e Vincenzo Santapaola di Catania, lo scultore Ignazio Russo, pure di Catania, e il pittore Antonino Liotta di Paternò, morto alcuni mesi dopo ultimata la sua opera.
Ognuno di essi ha dato il meglio della propria arte, per la goia di un agricoltore di Borrello ( frazione di Belpasso ), il signor Giuseppe Apa, che ha speso oltre un milione, e per la maggior gloria dell'artigianato isolano". 

Il pittore Salvatore Lombardo,
in una fotografia firmata Nasca


Nella breve prefazione, Salvatore Lo Presti dedicò la sua opera a Ettore Li Gotti e Antonio Daneu, studiosi, ricercatori e collezionisti dell'arte popolare siciliana scomparsi poco prima della pubblicazione del volume.
Citando entrambi come maestri del suo studio, Lo Presti ha consegnato alla saggistica dedicata a questi mezzi di trasporto trasformati in opera d'arte un libro ricchissimo di informazioni.
Gli eccessi lirici a volte pesano sulla narrazione e sul rigore filologico dell'autore, come nell'introduzione:

"Il carretto siciliano: un'orgia di colori, una scia d'oro. 
Le strade, al suo passaggio, s'illuminano.
Sole, zolfo, arance, limoni, cielo, mare, campagna verdissima, melloni di fuoco, fichidindia e lava dell'Etna.
C'è tutta la Sicilia - dalla 'cassa' agli 'sportelli', dalle ruote alle aste - tutta la Sicilia con i suoi panorami asprigni, le sue lontananze, i profumi misteriosi che le giungono dall'Oriente.
Gelsomini d'Arabia e 'balaco', garofani incantati e gigli di Sant'Antonio, nella mescolanza salsojodica dei venti del Mediterraneo.
La Primavera sorride sul cammino dell'Eternità..."

Il pittore Domenico Ducato
mentre completa i pannelli che raffigurano
il Sultano Saladino che riceve i prigionieri
e l'ingresso di Rinaldo e delle sue truppe a Montalbano.
La fotografia è di Giovanni Coglitore


Infine nell'analisi storica della secolare storia del carretto manca la percezione del tramonto di questo mezzo di trasporto e dell'imminente scomparsa dei suoi artefici.
Nel 1959 - anno di pubblicazione del libro - anche in Sicilia l'avvento della motorizzazione cominciava a mutare gusti e bisogni di commercianti e contadini.
Al signor Giuseppe Apa di Borrello - capace di spendere un milione di lire per la commissione di un carro a "maggior gloria dell'artigianato isolano" - si sostituirono centinaia di clienti di furgoni o Fiat 500 e 600 acquistate con le cambiali.
Così, l'affascinante lettura de "Il carretto" appare oggi un tributo ad un mondo rurale ed a vecchi mestieri già all'epoca diventati il passato dell'isola. 

  
  



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