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venerdì 24 luglio 2015

ASINI SICILIANI PRIMA DEI CAVALLI MECCANICI

Tre immagini di un animale domestico oggi quasi scomparso dalle campagne dell'isola tratte da un reportage pubblicato nel 1961 dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia"

Asini panteschi, in una delle tre fotografie
pubblicate nell'ottobre del 1961
dalla rivista mensile del TCI "Le Vie d'Italia".
Gli scatti sono attribuiti a S.Garritano

 Fra gli animali domestici che un tempo abbondavano nelle campagne e nei centri rurali della Sicilia, l'asino è certamente quello destinato al maggiore rischio di scomparsa.
Non esistono statistiche certe sul numero di esemplari ancora esistenti nell'isola; tuttavia, sono certo lontani i tempi in cui gli asini, insieme ai muli ed ai bardotti ( cioè gli incroci fra l'asino e la cavalla e il cavallo e l'asino ) costituivano un fondamentale strumento di lavoro e di vita quotidiana per migliaia di famiglie.
Non a caso, in passato i proverbi ( in "Parole di Sicilia", Sandro Attanasio, Mursia, 1977 ) utilizzavano questo animale per sottolineare due diverse condizioni di vita ben conosciute dai siciliani:

"Asinu chi ha fame mancia ogni strame",
( "Asino che ha fame mangia ogni erba secca" )

"Asini e sinaturi, dacci locu"
( "Asini e senatori, dagli spazio liberamente" )
   
Nel 1974, Aldo Pecora ( "Sicilia", UTET ), ricordava che nel 1908 l'isola poteva contare su una popolazione di 189.000 asini, ridotti a 36.000 nel 1970; le zone con la maggiore persistenza di esemplari erano i Peloritani, i Nebrodi e gli alti Iblei, dove la forte accidentalità dei suoli ne favorivano l'utilizzo da parte di contadini e pastori. 

Un esemplare di asino ibrido
lungo una strada dell'isola

A Pantelleria, la preziosissima razza locale - richiesta da altri allevatori, italiani e stranieri - si era assottigliata nel 1982 a dodici esemplari maschi e quattro femmine.
Due anni dopo, l'ultimo stallone di pura razza pantesca - Arlecchino - annegò legato alle corde mentre veniva sbarcato da una nave nelle acque del porto.
Solo molti anni più tardi, gli asini di Pantelleria avrebbero evitato il rischio di un'estinzione grazie ad un complesso progetto di riselezione della razza, secondo la tecnica dell'"embryo transfert". 
Proprio a due esemplari di asino pantesco si riferisce una delle tre fotografie riproposte nel post da ReportageSicilia.
L'immagine venne pubblicata insieme a quelle di un esemplare ragusano e di un ibrido in località sconosciuta dell'isola dalla rivista mensile del TCI "Le Vie d'Italia", nell'ottobre del 1961.
Nell'articolo "Razze paesane di asini", il giornalista Alberto Ceretto tracciò l'elogio di questo animale ricordandone le vicende storiche, legate ad aspetti della religione, dell'arte e della letteratura.

Un asino di razza ragusana
utilizzato per il trasporto di uva

Le tre fotografie realizzate ad esemplari siciliani ci rimandano a tempi ormai lontani della civiltà rurale dell'isola; anni in cui l'asino costituiva un bene familiare primario, prima che il suo umile ruolo venisse rimpiazzato dalla disponibilità di un furgone Ape o di una 600.   



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