Immagini tedesche e pagine locali di vecchie tradizioni di pesca a Castellammare del Golfo
Pescatore di Castellammare del Golfo in una fotografia pubblicata nel 1964 in Germania nella guida "Sizilien", opera di E.Horst e J.Rast. |
Le tre fotografie riproposte da ReportageSicilia furono pubblicate nel 1964 in Germania dalla guida "Sizilien", scritta da Eberhard Horst e Josef Rast per l'editore Walter-Verlag.
Le immagini furono scattate a Castellammare del Golfo e raccontano oggi la vecchia anima commerciale e peschereccia della cittadina trapanese, oggi quasi del tutto scomparsa.
La singolarità delle fotografie, forse eseguite in una stagione invernale, è affidata soprattutto al ritratto di un ignoto pescatore castellammarese.
L'obiettivo ne ha fissato la figura avvolta in un ruvido pastrano nero, il volto bruciato dal sole e solcato da profonde rughe.
Il suo aspetto rivela la durezza delle condizioni di pesca di quest'angolo di costa siciliana, dove il mare supera gli 800 metri all'imboccatura del golfo e nel centro varia dai 200 ai 500 metri, nascondendo relitti di imbarcazioni affondate dalle frequenti mareggiate.
In tempi ormai remoti, la flotta peschereccia di Castellammare del Golfo poteva contare su 125 battelli da pesca e numerosi bastimenti a vela: il commercio del vino, alla fine del secolo XIX spingeva i legni locali sino a Trieste e i castellammaresi sino a Nizza, Marsiglia, Genova, La Spezia, Roma e Civitavecchia.
Secondo quanto riferito da Diego Buccellato Galatioto nella monografia "Castellammare del Golfo" stampata nel 1909 a Palermo dal tipografo Vena, le attività ittiche potevano allora contare prima di tutto sulla pesca del tonno:
"Incomincia il 15 aprile e finisce il giorno di S.Pietro 29 giugno ) con sistemi perfezionati.
Nel golfo di Castellamare vi sono quattro tonnare e una tonnarella, in cui sono impiegati più di 300 operai, e pescano in media complessivamente ogni anno più di 6000 tonni, oltre ad un numero considerevole di pesci spada, alalonghe, bisi, scombri palamite.
La pesca delle acciughe e delle sardelle si fa tutto l'anno, specialmente da febbraio a settembre
La salatura incomincia il 15 aprile. Alle acciughe, appena pescate, durante la salatura, si tolgono la testa e le interiora che riescono amare al gusto, e poi si dispongono in barili di legno o in scatole di latta.
Le sardelle ordinariamente sono salate intere in barili di legno"
Barche da pesca sulla spiaggia, nei pressi del vecchio castello. Fotografia tratta da '"Sizilien", opera citata |
A Diego Buccellato Galatioto si deve poi il ricordo dell'ormai scomparsa attività di pesca in prossimità di fiumi e torrenti della zona, oggi ridotti a pietraie:
"Presso la foce del fiume S.Bartolomeo si pescano tinche, muletti, anguille, alose ed anche spinotte ( spinule ).
Questi pesci però possono considerarsi come di acqua dolce e di acqua salsa per la vicinanza del mare.
Le alose entrano nel fiume in marzo ed aprile, depongono le uova e poi ritornano in novembre.
Vi si pesca una specie di gambero fluviale ( astacus fluviatilis ) che i marinai adoperano come esca per la pescagione dei pesci.
Anguille se ne pescano anche nei gorghi che qua e là lascia nell'estate il torrente di Guidaloca..."
Una veduta di Castellammare del Golfo dal belvedere della strada statale 113, ad Ovest dal centro abitato. Fotografia tratta da "Sizilien", opera citata |
Infine, la cronaca d'inizio Novecento di Buccellato Galatioto ( poi confluita nel "Dizionario Illustrato dei Comuni Siciliani" di Francesco Nicotra ) riporta un elenco di reti utilizzate nelle acque di Castellammare del Golfo.
Dalla lista, spuntano anche le reti a strascico che già più di un secolo fa, malgrado i divieti, impoverivano i fondali del trapanese:
"La 'tratta' è una rete lunga quasi 100 metri e larga 5, in un'estremità sono posti dei pezzi di piombo per farla andare a fondo e dalla parte opposta pezzi di sughero per farla stare a galla.
Le maglie sono larghe quasi un centimetro quadrato e servono per la pesca delle sardelle e delle acciughe.
La 'vopara' è con le maglie più larghe e serve per la pesca delle vope.
L''alacciara' con le maglie ancora più larghe per pesca delle alacce.
La 'seritti' con le maglie gradatamente più larghe, con filo più grosso e più resistente, per la pesca degli scombri.
La 'sinaidi' con le maglie come l''alacciara', per triglie, merluzzi e spinole.
La 'tartagna', 'tartannone', 'sciabica' con maglie piccolissime e resistenti. Servono per la pesca di qualunque pesce, dal più grosso al più piccolo.
La 'paranza' o 'tartaronazzo', una specie di rete a strascico, che per essere troppo lunga, profonda, a maglie strette e resistenti danneggia il fondo del mare ed insidia lo sviluppo e anche l'esistenza dei pesci neonati, e perciò è stata proibita nel golfo.
Lo 'sciabicone', altra specie di 'tartagna' con le maglie lunghe come quelle della tratta.
La 'robastina' per la pesca dei 'rininuna' o 'ancileddi' ( pesce volante o esaceto ) che ha le maglie ai lati larghe, nel centro sempre più strette specialmente nel serbatoio.
Il 'rizzagghiu' di diverse forme e di diverse maglie secondo la grossezza dei pesci che si vogliono pescare..."
Nessun commento:
Posta un commento