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venerdì 17 novembre 2017

IL PITTORE DELL'"APINO" NELLA BOTTEGA AL PAPIRETO

Mariano Porcelli durante le ultime fasi di decorazione
di un furgone Ape destinato alle cerimonie nuziali.
Le fotografie sono di ReportageSicilia
L'"apino" poggia con una sola ruota a terra.
Un cavalletto ne innalza il cassone decorato di fresco con le scene  cavalleresche dei vecchi carretti; l'altezza è quella giusta da permettere ad un giovane pittore di rifinire la composizione con piccoli fregi lineari. 
La scena si svolge a Palermo, dinanzi alla baracca di uno dei venditori di vecchi oggetti nel mercato del Papireto.
L'ingresso è sormontato da un'impolverata stella cometa natalizia;  all'interno del deposito di legno e lamiera, si scorgono spalliere di letto in ottone, cornici prive di tela, decine di ceramiche, un paio di cassapanche. 




Mi avvicino con curiosità: scambio uno sguardo di saluto con un anziano che osserva il lavoro del pittore - disegni e colori dal bel dinamismo e affatto grossolani - ed estraggo dallo zaino la macchina fotografica.
Gli scatti del post sono il frutto di quest'incontro fortuito.
L'artista dell'"apino" si chiama Mariano Porcelli, ha 36 anni e - mi spiega - dipinge dall'età di otto.
La sua storia appartiene ad una cultura popolare palermitana quasi del tutto scomparsa. 
Nipote di Mariano Militano - un spazzino comunale fondatore mezzo secolo fa a Palermo di un piccolo teatrino dell'opera dei pupi, vicino vicolo Ragusi - Porcelli ha perfezionato la sua tecnica osservando da vicino il lavoro dei pittori di carretti: i Ducato di Bagheria, Fiore di Partinico, i Picciurro, i Cardinale.




Da ciascuno ha appreso qualcosa, vincendo la loro ritrosia e  gelosia nei confronti di quei "segreti" di bottega su quali indugiavano gli occhi e le orecchie del giovane apprendista.
Dopo avermi spiegato che la decorazione dell'"apino" gli è stato commissionata da una persona che lo utilizzerà "per fare matrimoni", Mariano Porcelli mi invita all'interno della baracca.
Superati gli oggetti ammassati in ogni angolo, sulla parete di fondo è distesa una grande tela su cui sta finendo di riprodurre l'architettura di Porta Nuova.



L'opera servirà da quinta scenografica per Angelo Sicilia, promotore a Palermo di un Teatro popolare delle marionette d'impegno sociale ( dalle storie degli omicidi di mafia dei sindacalisti uccisi nel secondo dopoguerra a quella di Peppino Impastato ).
Mariano Porcelli dipinge con i motivi della tradizione - "ma il mio stile è personale", sottolinea con orgoglio - oggetti di diversa natura: quadri, pannelli, mobili, insegne.



Spera presto di trasferire il suo laboratorio dalla baracca del Papireto in corso Vittorio Emanuele, strada che da qualche anno sta vedendo rinascere le attività alcuni artigiani.
Se il progetto avrà buon fine, Mariano Porcelli tornerà indietro nel tempo: agli anni in cui, nel vicino teatrino di vicolo Ragusi, Mariano Militano raccontava le epiche storie dei suoi pupi.




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