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martedì 21 novembre 2017

TEORIA E PRATICA DEL PARCHEGGIO SICILIANO SECONDO FRANCINE PROSE

Piazza Politeama a Palermo
in una fotografia di Publifoto
pubblicata nel 1961 dal TCI su "Sicilia"
per la collana "Attraverso l'Italia"
"In Sicilia, il parcheggio riflette la differenze che esiste tra superficiale ed essenziale.
In teoria ci sono i cartelli di divieto, con l'immagine dei carri attrezzi, che ammoniscono gli automobilisti a non parcheggiare, ma in pratica i siciliani lasciano le auto dove vogliono: ognuno conosce la macchina dell'altro, vigili compresi, e se un'auto blocca l'uscita di un portone o di un garage, il proprietario viene immediatamente rintracciato"

Alla scoperta delle tracce lasciatevi da Leonardo Sciascia, Francine Prose si ritrovò qualche anno fa a dover cercare a Racalmuto anzitutto un parcheggio per la propria auto.



Fu così che in "Odissea Siciliana" ( Feltrinelli, 2004 ) la scrittrice americana evidenziò uno degli aspetti più critici del rapporto fra automobilisti dell'Isola e la guida dei loro veicoli: l'abitudine di parcheggiare ovunque la comune logica e la normale educazione indurrebbero a farne a meno.
Il parcheggio "selvaggio" - capace di raddoppiare o triplicare le file di sosta, di occupare le strisce pedonali e di ignorare i passo carrabile - è la naturale filiazione dell'abitudine al "traffico" palermitano di benigniana memoria.



A differenza di quanto avrebbe fatto gran parte degli automobilisti siciliani, Francine Prose risolse la difficile ricerca di un parcheggio a Racalmuto in maniera divertita e risoluta: 

"Dopo aver girato per trenta minuti che sembrano un'eternità, decidiamo di rinunciare.
Ci siamo fatti un'idea della città e basta.
Facciamo marcia indietro, e quando arriviamo sulla nazionale siamo presi da un senso d'euforia, come ragazzini che abbiano marinato la scuola..."   


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