La costa di Pantelleria fra punta Pozzolana e punta Spadillo, lungo la costa Nord dell'isola. Le fotografie sono di ReportageSicilia |
Il visitatore, scriveva il notaio ricercatore Angelo D'Aietti in "Isola di Pantelleria"
"si trova di fronte ad un susseguirsi di scene, l'una profondamente dissimile dall'altra, che lo fanno ammirato e stupefatto.
Là il paesaggio appare quasi lunare, aspro e nero, orrido e infernale, qua si ammanta di verde, s'intenerisce in paesaggio pastorale e idilliaco.
Un pò dappertutto le ossidiane, lucide e nere, sfavillano al sole, perennemente in scena, credo, insieme al mare, mille iridescenze, che mettono in festa l'occhio e lo spirito"
Il fascino di Pantelleria - luogo che più di altri si ama o si odia, tanto forte e indomabile è la sua personalità - coinvolse anche lo storico dell'arte Cesare Brandi, che così nel 1970 ricordò sul "Corriere della Sera" il carattere dei panteschi e della loro isola:
"Ero sulla nave quando un giovane pantesco ( personaggio della commedia antica, perché affiancato da un gemello identico, con cui si scambia un documento unico ) mi disse, per spiegarmi, vantandola, l'onestà degli abitanti dell'isola, che, se si lascia due recipienti, uno pieno e uno vuoto, magari non si ritrova quello vuoto, ma mai e poi mai mancherà quello pieno.
Ed è quanto succede anche in mare, dove le nasse sono affidate all'onestà e al rispetto dei pescatori.
Così in questa isola sana, pulita, onesta, ci si sente come a riparo, come a tavola apparecchiata, e invasi da una quieta gioia di vivere, che il mare e il sole incandescente alimentano..."
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