Translate

mercoledì 27 giugno 2018

LE BICICLETTE DELLA CASBAH DI MAZARA DEL VALLO

Piazza Bagno, a Mazara del Vallo.
Le fotografie del post sono di ReportageSicilia
Sfrecciano veloci tra i vicoli e gli slarghi della vecchia casbah: l'unica, in Sicilia, che possa davvero riproporre il lontanissimo volto etnico dell'Isola di età araba.
A Mazara del Vallo le biciclette sono il più comodo mezzo di trasporto per buona parte dei tunisini che a partire dal 1968 - data fissata per l'inizio del ritorno maghrebino di massa nella cittadina trapanese - hanno rianimato una zona urbana altrimenti destinata al definitivo degrado.
All'epoca, le vecchie case diroccate erano state abbandonate dai mazaresi, trasferitisi nei quartieri nuovi della cittadina, sorti in assenza di un piano regolatore o di una logica di sviluppo.
La vecchia casbah - che ancor oggi mostra parecchi segni di abbandono - divenne così il rifugio di un crescente gruppo di tunisini, attratti dalle possibilità di imbarco sui pescherecci locali, ovviamente "in nero" o con salari minimi.

  
Via dei Goti, via del Turco, cortile Aragonese, piazza Bagno - in quella parte di Mazara che costeggia piazza Regina ed il porto Canale - sono così diventati una pista ciclabile che non conosce pause di traffico.
Qui, a 200 chilometri di distanza da Tunisi, i dialoghi in arabo prevalgono su quelli in siciliano ed italiano; qui, un lembo urbano di Sicilia è un pezzo d'Italia dove la convivenza fra diverse religioni è un radicato dato di fatto. 
Sui tunisini-mazaresi e sull'integrazione con i mazaresi, uniti dalla dura condivisione della pesca condotta per giorni e giorni in mare, molto si è analizzato e scritto; e specie nei periodi di maggiore conflittualità sul fronte della "guerra del pesce" fra armatori locali e le autorità di Tunisi e Tripoli.


Alla fine - o meglio, visto il momento storico attuale - vale il pensiero espresso da Roberto Alajmo nel suo viaggio siciliano "L'arte di annacarsi" ( Editori Laterza, 2010 ):
"I turni bisettimanali sono duri, in mare fa freddo e i ricavi sono sempre più risicati.
Non conviene.
Anche per questo sentimento di mal comune, sui motopesca mazaresi ci si rispetta, si divide lo stesso cibo, lo stesso minimo spazio vitale e anche, in casi estremi, la stessa morte per annegamento.
E allora forse è meglio graduare i livelli di aspettativa, anche per non andare incontro a delusioni.
C'è tolleranza e intolleranza razziale.
E messa così, almeno a parole, tutti sanno da che parte stare.
Ma la tolleranza non rappresenta in sé un traguardo soddisfacente.
Si tollera qualcuno proprio perché non se ne può fare a meno, e in ogni caso con una riserva mentale: la tolleranza tende ad esaurirsi presto.


All'estremo opposto esiste l'utopia della perfetta integrazione - matrimoni misti, famiglie meticce - che coi tempi che corrono pare un traguardo molto di là da venire.
Fra semplice intolleranza e piena integrazione esiste però una via di mezzo che si chiama convivenza.
Senza strappi, nel rispetto delle differenze, condividendo pochi ma forti valori riconosciuti.
Nel medio periodo, l'estensione del microcosmo di un motopesca mazarese sembra l'obiettivo più realistico anche su scala planetaria"


Nessun commento:

Posta un commento