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lunedì 24 ottobre 2022

BUFALINO E IL "VIZIO SOLITARIO" DEL VIVERE IN SICILIA

Palermo, quartiere Albergheria.
Fotografia di Roberto Collovà,
tratta da "Palermo viva" di 
Silvana Braida Santamaura
( Rotary Club Palermo Est, 1972 )


Sul tema del rapporto dei siciliani con la Sicilia - rapporto in cui convivono gli opposti di una rabbiosa insofferenza e di un morboso attaccamento - a partire da Tomasi di Lampedusa si sono espressi tutti coloro che hanno scritto dell'Isola e del carattere dei suoi abitanti. Lo ha fatto più volte anche Gesualdo Bufalino, con quella magmatica capacità di scrittura che gli consentiva di descrivere fatti e stati d'animo - a dirla con Enzo Siciliano - con "vibrante pigmentazione verbale". In "La luce ed il lutto" ( Sellerio editore Palermo, 1988 ), si legge

"Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi. Ma significa, insieme, definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l'oscillazione fra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amor di clausura, secondo che ci tenti l'espatrio o ci lusinghi l'intimità di una tana, la seduzione di vivere la vita con un vizio solitario"

  

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