Mattonella maiolicata indicante la proprietà di un edificio rurale a Misilmeri. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
"E' un oggetto umile, di uso comune, che può trovarsi dovunque. Il suo destino naturale è di essere calpestato sotto i piedi. Eppure la mattonella maiolicata - scrisse Beppe Fazio sulla rivista "Sicilia" edita da Flaccovio Palermo nel giugno del 1963 - può raggiungere le più nobili espressioni decorative. In Sicilia è una delle forme di artigianato più tipiche e saporose. Dal pavimento, sua sede abituale, il mattone dipinto sale su per le pareti delle chiese e dei palazzi; ad un angolo di strada, fa da sfondo ad una cappelletta che luccica al sole, riveste la spalliera ad un sedile, adorna una fontana, protegge il muro esterno di un'abside, sottolinea un cornicione, una lesena, o magari, isolato, diviene un segno di possesso su una vecchia casa o indica un numero civico. Dovunque nel suo splendore di materia liscia, smaltata, pone una nota di richiamo, di allegria, sulla superficie severa di un muro. Spesso costituisce una sorpresa di bellezza nello squallore di un edificio in rovina. In quei conventi, in quei castelli ridotti dal tempo un cumulo di macerie, che così spesso si ritrovano nelle campagne di Sicilia, fra gli sterpi e il pietrame, ci si imbatte nel levigato luccicare di un gruppo di mattonelle dipinte, unico indizio ormai di nobiltà e di antichità. Esse segnano un'epoca o un culto speciale... Queste geometriche terracotte dipinte sono preziosi, se pur modesti, segni di civiltà, o almeno di particolari presenze; indicano un mestiere o una fede o una superbia baronale..."
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