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domenica 10 novembre 2024

LE VOLITIVE DONNE DI STROMBOLI

Paesaggio di Stromboli.
Fotografia di Alfredo Camisa
tratta dalla rivista "Sicilia"
edita dall'assessorato Turismo e Spettacolo
nell'aprile del 1961



"A Stromboli - ha scritto Ida Fazio nel saggio "Il tesoro dei santi di Stromboli", edito nel 2017 dall'Associazione di Promozione Sociale "Attivastromboli!" - l'economia e la società sembrano essere un contesto aperto e dinamico in cui le donne hanno un ruolo forte, come anche nel resto dell'Arcipelago ( delle Eolie, n.d.r. )... La popolazione di Stromboli nel XIX secolo è formata più da donne che uomini... Le donne non solo sono spesso proprietarie delle case e delle terre come gli uomini, ma sono anche presenti in tutti i tipi di mestiere. Gli atti notarili lasciano nell'ombra l'economia informale, praticata giornalmente dalle donne più che dagli uomini. 



Ma le testimonianze dei viaggiatori e le altre fonti storiche, come inchieste, indagini, processi, sanzioni fiscali ce le mostrano attive nell'agricoltura, nella marineria e nella pesca, nel commercio e nell'intermediazione, nel piccolo credito. Nel primo Ottocento, alcune indagini governative contro il contrabbando e la frode rivelano che le donne a Stromboli erano attive nei piccoli commerci tra le isole, da sole o insieme ai loro mariti... 



Abbiamo l'occasione di osservare, come alcune donne facessero da intermediarie, altre offrivano servizi ai marinai e ai corsari che sostavano sull'isola, davano e ricevevano denaro in prestito o facevano credito sui prodotti smerciati. Infine, una preziosa testimonianza processuale su una imbarcazione venduta di frodo "con reti di piscare, ed altri ordegni di pesca" ci conferma che "in quell'Isola talune donne sono prattiche dell'arte marinaresca": ecco un Rosalia Cincotta che va in mare per conto di un sacerdote che ha comprato quella barca, da sola, così come ci vanno anche i suoi due fratelli, marinai..."



lunedì 4 novembre 2024

L'IRONIA DI UN "PREMIO PULITZER" SUI RISCHI DELLA GUIDA IN SICILIA

Traffico a Palermo
in via Ruggero Settimo.
Foto tratta dalla rivista "Sicilia Mondo"
edita nel gennaio del 1956


Inviato del "New York Herald Tribune" in Europa, residente per anni a Parigi, Art ( Arthur ) Buchwald è oggi ricordato per essere stato sino al 2007 - anno della sua morte - uno dei più graffianti ed irriverenti giornalisti americani. Membro dal 1991 dell'"American Academy of Arts and Letters", vincitore nel 1982 del "Premio Pulitzer", Buchwald raccontò ai lettori con tagliente satira il lato grottesco di numerosi Paesi europei e - in anni di piena "guerra fredda" - anche dell'Unione Sovietica. Autore di una trentina di libri e collaboratore di oltre 500 periodici, Buchwald ebbe forse modo di frequentare anche la Sicilia. In assenza di dati documentari certi, la supposizione si fonda sul fatto che il giornalista ambientò nell'Isola il suo primo romanzo, intitolato "A gift from the boys" ed edito a New York nel giugno 1958 da Harper & Brothers. Pubblicizzato negli Stati Uniti come "il libro più divertente dell'anno", il romanzo venne pubblicato in Italia nel gennaio del 1960 da Arnoldo Mondadori Editore con il titolo di "Pacco a sorpresa". Prendendo forse spunto dal clamore delle sanguinose cronache di mafia di quegli anni - dalla faida a Corleone tra i clan Liggio e Navarra, a quella che a Palermo aveva come obiettivo l'accaparramento delle aree edificabili - Buchwald raccontò lo strampalato ritorno in Sicilia dagli Stati Uniti di un boss di origini isolane: Franco Bartelini, alias Frank Bartlett

Art Buchwald,
in una fotografia tratta dal romanzo
"Pacco a sorpresa", opera citata


Nel suo approdo al paese di origine dei genitori, indicato con il nome immaginario di "La Coma", il protagonista incorre in una serie di bizzarre avventure. La trama di questo racconto satirico vede come comparse un giornalista, un'anziana principessa proprietaria di un castello, un bandito-mafioso chiamato "Mondello" e  "Karen", un'avvenente donna bionda ispirata alla figura di Marilyn Monroe. Durante il viaggio in auto lungo le strade dell'Isola, Frank Bartlett sperimenterà i rischi provocati dall'imprudenza dei guidatori siciliani:

"La circolazione in Sicilia è la più pericolosa al mondo. In confronto, i banditi della mafia sono degli angioletti paragonati a quelli che qui hanno la patente di guida"



Non sappiamo se davvero Art Buchwald abbia rievocato nelle pagine di "Pacco a sorpresa" una personale esperienza di guidatore o passeggero di auto in Sicilia. Di certo, il 13 gennaio del 1956 - due anni prima della pubblicazione del romanzo negli Stati Uniti - la rivista "Sicilia Mondo" aveva riportato un testo di Buchwald accompagnato da una breve premessa in cui si accenna ad sua presenza nell'Isola, oggetto di un'ironica descrizione dell'anarchia del traffico stradale:

"Il simpatico giornalista americano è stato fra noi. Si è guardato intorno, ha scritto le sue impressioni e le ha affidate a "Lettura" di Milano":

"Basta trascorrere poche ore sulle strade tortuose di questa bellissima isola per comprendere la ragione che ha indotto tanti siciliani a lasciare la loro terra per emigrare in America. Un automobilista straniero in Sicilia non sa mai come comportarsi, tanti sono gli incontri che si possono fare su una carrozzabile siciliana; Fiat a quattro cilindri, Ferrari a otto, Alfa Romeo a 12, carri da fieno, camion, motociclette, motorette, biciclette, carri trainati da cavalli e da asini, carri spinti a mano, cani, capre, pecore, galline, bambini, pescatori, ecclesiastici, carabinieri, banditi. Per tradizione, i siciliani nutrono un certo disprezzo per il mezzo di trasporto usato dal loro prossimo e questo disprezzo dà luogo ad una specie di eterna guerriglia tra gli utenti della strada. Quando un siciliano ne supera un altro, si affretta a rivolgergli la parola per dirgli a gran voce che lui è cretino o idiota, che sua madre era una capra o suo padre un questurino. Il sorpassato risponde per le rime e, poiché i siciliani non possono rinunciare all'uso delle mani, quando parlano, né l'uno né l'altro automobilista avrà le mani sul volante nel corso di questi scambi verbali. Gli unici punti della strada in cui un siciliano sorpassa un altro siciliano sono le curve. Qualche volta capita che un'automobile o un camion arrivino dalla direzione opposta, e allora l'automobilista si trova di fronte a quello che i toreri chiamano "il momento della verità". Se sterza lui passerà per vigliacco e, per evitare il tutto, fa sterzare l'altro. Un pò di riguardo si ha solo per i carretti trainati dagli asinelli. I carrettieri quando devono dormire, dormono per la strada, i loro asinelli fanno altrettanto, il carretto occupa un terzo della strada, il fieno disposto trasversalmente ne occupa un altro terzo e, qualche volta, gli altri due terzi. Norma rigorosissima è che l'automobilista, prima di entrare in un. entro abitato, spinga l'acceleratore e schiacci con tutte le sue forze il pulsante del clacson, facendo sui passanti l'effetto opposto del panico. I bimbi si precipitano fuori dalle case per giocare sulla strada, i cani accorrono per vedere cosa mai succeda, le galline giudicano opportuno il momento per recarsi dall'altro lato della strada. La gente si rifiuta di togliersi di mezzo, l'automobilista si rifiuta di rallentare e chiude gli occhi..." 

sabato 2 novembre 2024

MILLENARIA STORIA E MODERNO ASSEDIO DEL CEMENTO A VILLA NAPOLI

Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Assediata dall'edilizia urbana proliferata durante i decenni del "sacco di Palermo", Villa Napoli - acquisita nel 1981 dalla Regione Siciliana - racconta una complessa storia architettonica. L'edificio, che oggi appare con un volto che risale al Settecento, ha di recente svelato primitive tracce di epoca islamica. La sua identità di età normanna, sul lato orientale, emerse nel 1920, grazie alla rimozione di più moderni intonaci. A quel periodo, risale la costruzione della adiacente "piccola Cuba" in quel che resta del parco di caccia allestito a Palermo dalla monarchia normanna, in un sistema di peschiere e ambienti porticati costruiti da maestranze islamiche. Anche questo prezioso esempio di architettura del secolo XII è scampato al dilagare del cemento contemporaneo.







 

Oggi Villa Napoli, la "piccola Cuba" ed il giardino a questa annessa - un lembo trascurabile dell'originario "genoard" di epoca normanna - paiono soffocati dai palazzi circostanti. Per alleviare il disagio suscitato da questo soverchiante contesto cementizio, basterebbe completare il restauro della villa e bonificare il giardino da detriti e rifiuti: un modo per restituire a Palermo un pezzo della sua millenaria storia.