Torre Pozzillo. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
La costruzione dell'aeroporto di punta Raisi e quella dell'autostrada Palermo-Mazara del Vallo hanno prodotto la ben nota proliferazione di una edilizia costiera per lo più abusiva e di scarsa qualità strutturale, capace di sfregiare un tratto di costa che da Isola delle Femmine si estende sino a Marina di Cinisi. E' perciò difficile rintracciare lungo questo litorale luoghi che abbiano conservato un habitat naturale integrato a manufatti che raccontino la secolare storia di questo territorio palermitano. Uno di questi è il sito della secentesca Torre Pozzillo, rimasta negli ultimi decenni miracolosamente isolata su una scogliera calcarenitica, lontana dalle costruzioni circostanti ed a guardia di una omonima cala sabbiosa. Qui, lo scorso luglio, incurante della frequentazione stagionale di numerosi bagnanti, ha nidificato una tartaruga "caretta caretta". L'edificio, a sezione quadrata, fa parte del ben noto sistema di torri difensive costruite fra i secoli XVI e XVII per difendere le coste dal palermitano dalle incursioni corsare; incursioni che si protrassero in questo tratto di litorale almeno sino al 1811, quando i tre "torrari" di guardia alla Torre Pozzillo preferirono non intervenire a difesa di una imbarcazione americana vittima di un depredamento.
Restaurata all'interno nel 1970 con criteri poco ortodossi - un restauro "lodevole nelle intenzioni, ma eseguito in modo alquanto approssimativo", hanno scritto nel 1985 Salvatore Mazzarella e Renato Zanca in "Il libro delle torri", Sellerio editore Palermo - Torre Pozzillo non ha purtroppo trovato un utilizzo che ne valorizzasse il ruolo di presenza storica di questo territorio. L'accesso alla torre è sbarrato da una vecchia porta in ferro, chiusa da un più moderno lucchetto. Nel 2015, il posizionamento di alcuni blocchi in cemento ha impedito che il pianoro che precede la secolare costruzione e la sottostante cala continuasse a rivestire la funzione di parcheggio di automobili. Nel lontano 1960, Rosario La Duca aveva suggerito in un articolo pubblicato dalla rivista "Vie Mediterranee" che l'edificio venisse utilizzato come sede di un museo delle numerose altre torri di quel tratto di costa: proposta caduta nel vuoto, a perpetuare l'inutilizzo del severo e ben conservato manufatto.
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