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venerdì 30 novembre 2012

L'IGNORATA DEVASTAZIONE DELLA CONCA D'ORO

Eloquente immagine della progressiva devastazione della Conca d'oro: la residua area di un fitto agrumeto all'angolo fra viale Strasburgo e la via Belgio a metà degli Ottanta si appresta ad essere cancellata dalla nuova edilizia palermitana.
Alla storia della Conca d'oro ed alle vicende che hanno portato alla sua scomparsa è dedicato il recente saggio 'Conca d'oro' di Giuseppe Barbera, edito da Sellerio.
Lo scatto è tratto dal volume di Salvatore Cusimano e Gian Mauro Costa "Storia della Rai in Sicilia dalla Liberazione ai nuovi orizzonti mediterranei", edito da Rai-Eri nel 2009 

“Come è potuto accadere? Cosa ha nascosto a chi aveva occhi per vedere, orecchie per ascoltare, menti per ragionare, trecento milioni di metri cubi di cemento, centinaia di chilogrammi di asfalto che, tra il 1955 ed il 1975, ogni anno hanno soffocato un milione di metri quadrati di suolo e preso il posto di oltre un milione di alberi? Perché non è stato possibile impedire che il paesaggio della Conca d’oro giungesse all’agonia, con il suo millenario carico di fatiche, sogni, sentimenti da allora cancellati, negati alle speranze del futuro?”
Sono le domande ed insieme il grido di dolore che al termine del saggio 'Conca d’oro' ( edito recentemente da Sellerio ) l’autore Giuseppe Barbera lancia ai lettori.

Il saggio di Giuseppe Barbera - docente di Colture Arboree a Palermo - ricostruisce le vicende storiche ed agricole della Conca d'oro, individuandola come luogo di "incontro tra le specie, le razze, le varietà e le forme originarie con quelle provenienti da luoghi lontani".
Lo scempio di un paesaggio frutto di un secolare ed eccezionale impegno agricolo dell'uomo si consumò dopo il 1950, in poco più di un trentennio 
Il libro di Barbera – professore di Colture Arboree nell’Università di Palermo, già collaboratore del FAI ed erede di una famiglia che nella Conca d’oro ha visto cancellare i giardini della propria villa – ripercorre senza tecnicismi e con una scrittura attenta alle vicende storiche, economiche e politico-mafiose palermitane i fasti ambientali e la sostanziale scomparsa dell’area.

La prima di una straordinaria veduta fotografica della Conca d'oro - l'area Est di Palermo - realizzata dallo Stabilimento di Giacomo Brogi all'incirca nel 1905, tratta dal volume 'Fotografi e fotografie a Palermo nell'Ottocento', edito da Alinari nel 1999.
In quel periodo, la coltivazione degli agrumi aveva quasi soppiantato le altre colture arboree che nel corso dei secoli hanno ospitato a Palermo piante e frutti provenienti da continenti lontani dal Mediterraneo 
Barbera la definisce come “un’esigua porzione di mondo che l’uomo, cogliendo nella natura le opportunità offerte dalla storia, ha reso laboratorio perenne di diversità biologiche, moltiplicandola in tutte le forme possibili, favorendo e guidando l’incontro tra le specie, le razze, le varietà e le forme originarie con quelle provenienti da luoghi lontani”.
Il saggio di Barbera individua sia l’origine della definizione “Conca d’oro” – presente per la prima volta in un poemetto del XV secolo del mazarese Angelo Callimaco – sia l’evolversi della ricchezza agricola della pianura esaltata da Ugo Falcando, sino all’invasiva e speculativa diffusione degli agrumi, ed in primo luogo del limone.

La seconda veduta fotografica dello Stabilimento di Giacomo Brogi,
con l'area della Piana dei Colli
ed il massiccio di monte Pellegrino.
Fra il 1955 ed il 1975 - scrive Barbera nel saggio edito da Sellerio - sulla Conca d'oro venero riversati "trecenti milioni di metri cubi di cemento e centinaia di chilogrammi di asfalto" 
“L’importanza del limone – spiega l’autore, arricchendo il saggio di un'altra curiosa notazione – cresce dal 1795, quando la marina militare inglese ne rende obbligatorio l’uso come antiscorbutico e viene esportato sotto forma di frutto fresco o in salamoia o di derivati, come olii essenziali, scorze e agrocotto (succo concentrato)”.
Sorprendente è poi l’elencazione delle varietà indigena di piante da frutto che sono state quasi del tutto cancellate dalle ruspe dei cantieri edili e stradali: “il susino di Cuore, il Rapparino e l’Occhio di bue, la pesca Spaccarella, l’albicocco Majolino, i peri Iazzolo, Moscatello e Butirra, il ciliegio Cappuccia, il melo Limoncella, sorbi, mandorli e melograni, fichidindia Sanguigni, Sufrarini e Muscareddi”.


Uno scorcio dell'attuale zona di via Notarbartolo - una delle strade del "sacco edilizio" di Palermo, capace di distruggere anche la discreta edilizia Liberty d'inizi Novecento  - in una fotografia riproposta dal saggio di Mario Taccari 'Palermo l'altro ieri', edito da S.F.Flaccavio nel 1966.
La didascalia che accompagna l'immagine spiega: "olivi secolari, cespi di zabbare e di fichidindia, sentieri terrosi:
così, al principio del secolo,
la Palermo che avrebbe accolto il quartiere Notarbartolo" 

A quella che è stata la devastazione cementizia della Conca d’oro – ed è questa una considerazione suggerite dalle pagine di Giuseppe Barbera - bisogna così aggiungere la perdita di un’eccezionale ed irripetibile ricchezza regalata dai frutti della terra, grazie al clima della città e dal lavoro di generazioni di contadini e braccianti; pochi decenni di quello che è passato allo storia come “sacco edilizio” – i voraci interessi di qualche decina di imprenditori mafiosi e di politici loro servitori - hanno così distrutto secoli di cultura agraria palermitana.

Giuseppe Barbera, in una foto tratta da http://www.unipa.it/arbor/curriculum_docenti/barbera.htm

RS
Professore Barbera, riprendendo un passo del suo saggio, RS Le chiede come sia stata possibile la silenziosa devastazione della Conca d'oro nel dopoguerra...
GB
"E' una domanda che mi sono posto sin dall'inizio del mio lavoro di ricerca. Le colpe furono certamente degli imprenditori di pessimo livello, dei politici del tempo e della mafia.
La distruzione della Conca d'oro è stata però anche il frutto dei tempi, degli anni che seguirono il secondo dopoguerra e delle spinte economiche che dettarono i tempi del saccheggio edilizio del territorio palermitano, senza alcun controllo.
Anche gli uomini di cultura in teoria più preparati non seppero opporsi a quelle spinte; l'unica voce dissonante, di denuncia, fu quella del giornale "l'Ora": troppo poco per fermare l'avanzata del cemento"
RS 
La ricchezza arborea della Conca d'oro è oggi persa del tutto o rimane ancora qualche traccia di quel patrimonio botanico?
GB
"In termini percentuali, possiamo ritenere che ne sopravvive ancora il 20 per cento, soprattutto nella zona di Ciaculli.
Ci sono poi due importanti ambienti che testimoniano quella antica ricchezza: il parco della Favorita - con i suoi agrumeti - e la zona di Maredolce, dove l'ambiente naturale ed i resti architettonici rimandano alla Palermo di età islamica e normanna." 
RS
E' possibile immaginare la tutela di ciò che rimane dell'originaria Conca d'oro ed una sua valorizzazione produttiva e turistica?
GB 
"Da poche settimane a Palermo è nato un Comitato Civico Conca d'oro che vuole portare avanti tutte le proposte ed i progetti che potrebbero valorizzare le aree residue.
Occorre azzerare il consumo del suolo e credere nella valorizzazione delle attività agricole urbane, secondo una tendenza già presente in molte fra le maggiori città europee. Palermo potrebbe ospitare numerosi orti urbani, venendo incontro alla cultura del consumo di prodotti naturali a 'chilometro zero'.
Gli orti urbani soddisfano in maniera ideale l'idea di tutela dell'ambiente e le ragioni economiche, più di quanto non possano farlo i parchi o le aree protette.
La Conca d'oro, del resto, fornisce già un esempio di questa prospettiva: i 200 ettari di agrumeti dell'area di Ciaculli dove è attivo il Consorzio di produttori del mandarino Tardivo.
E' un esempio di agricoltura che crea economia, partendo proprio dalla valorizzazione di una specie arborea indigena"


2 commenti:

  1. Il Comitato Civico Concadoro

    Dopo il "Sacco di Palermo" oggi la Conca d'Oro si trova a combattere, quasi disarmata, una tenace lotta sulla competizione per l'uso del suolo esercitata dall'espansione urbanistica di questi ultimi anni: con una erosione del suolo agricolo, prevalentemente da parte di centri commerciali, che si avvicina ai 40 ettari/anno, è facile prevedere come nel prossimo decennio si giocherà la partita finale della Conca d'Oro.

    Una partita alla quale la società civile ha sinora assistito senza quasi mai prendervi parte e che invece oggi, di fronte ad una crisi economica e valoriale senza precedenti, scopre finalmente la voglia e la forza di esprimersi.

    Idee, competenze, buone pratiche, ma anche coesione e partecipazione sociale, sono le basi su cui si è dato avvio nei giorni scorsi al Comitato Civico Concadoro: un partenariato pubblico-privato finalizzato alla progettazione partecipata di un piano di azione per lo sviluppo, integrato e sostenibile, delle aree agricole dell'illustre paesaggio della Conca d'Oro.

    Al Comitato partecipano più di 70 organismi tra istituzioni locali e regionali, agricoltori, associazioni di produttori, cittadini organizzati in gruppi di acquisto, operatori dei mercati contadini, cooperative e reti sociali e di volontariato attive nel territorio, enti di ricerca, istituti bancari, tecnici, esperti e consumatori che ragionano insieme un nuovo modello di sviluppo locale basato sulla capacità di porre a sistema (rete di reti) le loro esperienze, competenze e risorse per la tutela delle aree agricole e del paesaggio, inclusione sociale, recupero delle borgate e dei mercati storici, educazione ambientale, sviluppo economico e filiere corte.

    Verso una nuova economia solidale ed a KM ZERO, che possa concorrere alla definizione di un "Piano del Cibo" che garantisca ai consumatori alimenti di qualità ed a prezzi competitivi ed ai produttori redditi soddisfacenti che ne consentano la permanenza nelle aree agricole, mantenendo le polifunzionalità che l'agricoltura svolge in favore dell'area urbana (ossigenazione, miglioramento della qualità dell'area, servizi educativi, educazione alimentare, conservazione del paesaggio agrario e delle culture locali, ecc.).

    La partecipazione al Comitato Concadoro è libera e gratuita e chi volesse aderire può farlo richiedendo informazioni alla mail concadoro2020@gmail.com.

    Marcello Cerasola

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  2. http://concadorolab.wordpress.com/2012/11/07/18/

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