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venerdì 1 maggio 2015

LA FESTA SENZA LAVORO DEL PRIMO MAGGIO SICILIANO

Un reportage del giornalista e scrittore Italo Pietra nel 1952 delineava un immutato e attuale quadro della depressione economica nell'isola


Agli inizi degli anni Cinquanta,
Niccolò Vetri si concede una sosta durante
il trasporto di carbone nella centrale
della Società Generale Elettrica della Sicilia, a Catania.
Le fotografie del post portano la firma
di Federico Patellani e vennero pubblicate
nella rivista "L'Illustrazione Italiana" del dicembre 1952.
ReportageSicilia ripropone le immagini
insieme ad un articolo del giornalista e scrittore Italo Pietra 

"Una caratteristica importante dell'isola è proprio la penuria di lavoro.
Culla di dèi, terra bellissima, e carica di grandi ricordi; ma, fra tutti gli uomini civili, i siciliani sono forse quelli che più stentano a trovare lavoro: e poi il lavoro è, di solito duro, sordo e avaro. 
Di fronte alle regioni dell'Italia settentrionale e centrale, il dislivello si è fatto più forte; e più forte è la percentuale degli uomini senza lavoro.
Gli abitanti attivi sono soltanto un terzo; modesta è la percentuale delle donne che lavorano fuori dalle mura di casa.
I paesi esclusivamente agricoli sono, di regola, più poveri; l'artigianato si assottiglia; la popolazione industriale si riduce.
Si moltiplicano instancabilmente i laureati e i diplomati; in fatto di goliardi, la Sicilia ha un primato assoluto in Italia, tanto dura a morire e quaggiù l'illusione antica che il titolo di studio apra automaticamente la porta della cosiddetta classe dirigente.
Le amministrazioni statali e gli enti locali sono sovraccarichi di impiegati; le libere professioni sono sovraccariche.


Il macchinista Gaetano Sciugo,
addetto alle turbine della SGES di Catania

Ecco il fatto drammatico di migliaia e migliaia di 'titoli di studio' che non sono borghesia degna di questo nome, ma massa fluida, carica di risentimenti, di presunzione e di illusioni, estranea alla produzione, inadatta all'emigrazione, e sempre in equilibrio instabile.
Dove battere la testa?
Quindi il bisogno di evadere: i grandi sogni, quasi a conforto della meschina realtà, tra esigenze familiari e lotte locali.
Insomma, un profondo scontento dello stato presente.
Tutti i governi, quale più quale meno, hanno aggravato la differenza di condizioni economiche e sociali tra il Nord e il Sud.
Così, coi soliti ricordi liceali sulla fertilità delle sue terre e con molti luoghi comuni sulla patria comune, la Sicilia si è vista di volta in volta trattata come una terra di conquista, come una colonia, come l'Irlanda agricola dall'Inghilterra industriale, come il vecchio Sud degli Stati Uniti d'America dopo la guerra civile; le stesse leggi di carattere sociale finirono per esserle di danno.
La depressione produce depressione; automaticamente il dislivello fra l'isola ed il nord si fece più grande.
Si è perduto molto tempo, cioè decenni e decenni; e adesso, a questi chiari di luna, la ripresa è difficile, e dura.
Così fra tanti e tanti lavori in corso e in programma sta sempre in primo piano il problema più grande: quello di trovare lavoro per tanti milioni di persone ( e per tanti laureati ).
E' una situazione fatalmente difficile, dopo tanti lustri e tante occasioni perdute..."

Queste dolenti considerazioni sulla crisi del lavoro in Sicilia non sono il frutto di un'analisi sullo stato attuale dell'economia e della società isolana, sebbene ne rispecchino efficacemente le condizioni.
Lo scritto del giornalista e scrittore Italo Pietra - intitolato "Problemi del lavoro" - venne infatti pubblicato nel dicembre del 1952 sulla rivista "L'Illustrazione Italiana", dedicata alla Sicilia; in un periodo cioè di forti aspettative nell'isola sugli effetti della riforma agraria e delle politiche di sviluppo della Regione ( aspettative in gran parte ingabbiate dall'intreccio tra forze reazionarie, mafia e logiche clientelari, regionali e nazionali ).


L'operaio Giuseppe Salerno
dei Cantieri Navali di Palermo

Così, a distanza di 63 anni, l'analisi di Pietra ( 1911-1991 ) - partigiano dell'Oltrepò Pavese, agente del SIM, cronista di "Avanti!" e "Umanità", poi inviato del "Corriere della Sera" e quindi direttore del "Giorno" e del "Messaggero" - conserva tutta la sua drammatica verità.
Al di là dei dati negativi sull'economia e sul lavoro in Sicilia, le ambigue e sanguinose vicende della strage di Portella delle Ginestre e dell'uccisione a Palermo di Pio La Torre - come ricordato da Piero Violante nel suo recente saggio "Swinging Palermo" ( Sellerio, 2015 ) - hanno infine lasciato un doloroso segno sulla "Festa del Lavoro" nell'isola:

"Quegli spari ci hanno per sempre abbrunito il Primo Maggio.
L'assassinio di Pio La Torre, segretario regionale del Pci, poi, alla vigilia del primo maggio 1982, sembra obbedire negli esecutori ad una logica perversa che ribadisce la negazione del Primo Maggio come festa identitaria"



  
    

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