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sabato 3 dicembre 2016

PARTINICO E QUELL'ESTATE DE "IL GIORNO DELLA CIVETTA"

Ricordi ed immagini tratti dalla rivista "Vie Nuove" del film di Damiano Damiani tratto cinquant'anni fa dal romanzo di Leonardo Sciascia


La piazza di Partinico
durante la realizzazione
del film "Il giorno della civetta".
Le immagini del post sono tratte
dal settimanale "Vie Nuove" del 27 settembre 1967
Nell'estate del 1967, Partinico ospitò le riprese del film di Damiano Damiani "Il giorno della civetta".
Il primo ciak dell'opera tratta dal romanzo di Leonardo Sciascia - pubblicato nel 1961 da Einaudi - portò la data del 21 agosto; la troupe continuò il lavoro per quasi due mesi, trasferendosi a Roma solo per girare poche scene.
Per garantire la giusta ambientazione al film, Damiani aveva trascorso le settimane precedenti in Sicilia, alla ricerca dei luoghi più rispondenti alle situazioni ed ai personaggi presenti nel romanzo di Sciascia.
A Palermo, il regista poteva contare sull'amicizia di alcune persone; soprattutto Cecè e Silvana Paladino, che più volte lo ospitarono nella loro residenza della tonnara dell'Arenella
Damiani cercava soprattutto un paese con una piazza in cui due edifici fossero posti l'uno di fronte all'altro: uno avrebbe dovuto ospitare gli uffici di una caserma dei carabinieri, l'altro l'abitazione dei boss locale.
Il capitano ed il capomafia si sarebbero così scrutati con un binocolo, a distanza, a rappresentare la contrapposizione fra potere mafioso e legalità.


Tre dei protagonisti del film di Damiani:
da sinistra a destra, il messinese Gaetano Cimarosa,
l'israeliano Nehemiah Persoff e l'americano Lee J. Cobb.
Interpretarono rispettivamente i ruoli di
"Zecchinetta", Pizzuco e don Mariano Arena
Il regista girò in lungo ed in largo le province del ragusano e del siracusano, dominate dall'architettura del barocco.
Poi, capì che quei paesi costruiti da valenti architetti ed abili maestranze della pietra  non avrebbero reso il senso della sua lettura del romanzo sciasciano.
Damiani allora cominciò a leggere con attenzioni i quotidiani pubblicati a Palermo ed i saggi già allora pubblicati sulle vicende di mafia.
La sua attenzione si incentrò su Partinico, luogo al centro delle storie di Salvatore Giuliano, di Santo Fleres, di Gaspare Centineo, delle lotte per la diga sullo Jato e dell'impegno di Danilo Dolci, l'autore - nel 1955 - di "Banditi a Partinico".
L'edilizia anonima del paese, unitamente alla notoria fama di località  segnata dalla presenza  della mafia, offriva alla sceneggiatura la migliore ambientazione pensata da Damiano Damiani per il film: 

"Una grande architettura dà un senso d'ordine sociale, mentre il tema da trattare è di disordine, di contrasto sociale.
Non per nulla - spiegò Damiani al giornalista G.B. Arduini del settimanale "Vie Nuove" pubblicato il 27 settembre del 1967 ( periodico da cui ReportageSicilia ripropone le foto del post ) - c'è una certa rispondenza fra architettura e società.
La mafia la troviamo in zone dalla forma architettonica povera e contrastata, com'è appunto Partinico.
La sua storia mafiosa ci assicura delle garanzie in quanto ad ambientazione; ci si sente cioè abbastanza autentici.
Proprio perché non sono un siciliano e mi accosto alla Sicilia nelle stesse condizioni di spirito del capitano Bellodi faccio il film.
Sposo le idee dell'ufficiale dei carabinieri, i suoi errori di valutazione ed il suo attaccamento al paese dove svolge un'attività ingrata.
Io sono veneto: fossi siciliano, vedendo le cose dal di dentro forse non girerei "Il giorno della civetta".
Io ho la sensazione che la mafia sia più viva che mai.
C'è un costume mafioso che non è solo della Sicilia ma che qui assume forme clamorose e violente; per debellarlo, bisogna ricostruire la fiducia del cittadino verso lo Stato, perché il fenomeno mafioso tra anzitutto origine dalla colpevolezza e dalla disonestà dello Stato e della classe politica dirigente.
Non per nulla qui c'è la mafia; manca una classe operaia, manca la fabbrica; il debole si trova in una situazione disperata e solitaria e si sente più tranquillo, come se contasse di più, allorché riesce ad avere amici più o meno potenti e quindi protezioni.
Bisogna ricorrere agli amici per ottenere anche ciò di cui si ha diritto.
Io, per esempio, mi sono sentito dire, 'se lei va a Partinico, posso segnalarla ai miei amici. Perché non dovrei girare senza ricorrere a questi amici?" 



Una scena del film girata a Palermo,
protagonisti Franco Nero
e l'italo-francese Serge Reggiani.
Damiano Daminai li scelse
per dare un volto al capitano Bellodi
ed al confidente Calogero Dibella 



Per la realizzazione del film, Damiani scelse un cast di interpreti che mise insieme quasi esordienti ed attori affermati.
Una delle case utilizzate per ambientare alcune scene - quelle dell'abitazione del mafioso - fu ceduta alla produzione da un costruttore locale prima della demolizione dell'edificio, in seguito sostituito da un orribile palazzone.
Il regista scelse parecchie comparse fra i giovani e vecchi del paese e affidò il ruolo di suo autista personale a Mommo Di Carlo, un corleonese trasferitosi da tempo a Partinico.
Il capitano Bellodi, "l'emiliano di Parma", prese il volto di Franco Nero, nativo della stessa città ed all'epoca ancora poco noto al grande pubblico; il giovane attore era pure figlio di un maresciallo dei Carabinieri.
L'americano Lee J. Cobb interpretò don Mariano Arena, recitando così il famoso teorema "...io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i ( con rispetto parlando ) pigliainculo e i quaquaraquà...".
Ad un altro emiliano naturalizzato francese, Serge Reggiani, venne affidato il ruolo del confidente Calogero Dibella, detto "Parrineddu"; l'israeliano Nehemiah Persoff interpretò Pizzuco, il messinese Gaetano Cimarosa  caratterizzò il personaggio di "Zecchinetta" mentre Claudia Cardinale fu la vedova di Paolo Nicolosi. 
La sceneggiatura del "Giorno della civetta" - curata da Ugo Pirro - non poté contare sulla consulenza dell'autore del libro; né a questa mancata collaborazione giovò una vertenza giudiziaria fra l'editore del libro e la casa cinematografica.


Nehemiah Persoff  nel ruolo di Pizzuco
Leonardo Sciascia - che avrebbe successivamente espresso fastidio per la fama di "mafiologo" derivata dal successo del romanzo - non nascose  qualche riserva  sulla trasposizione cinematografica dell'opera:

"Lo so, il mio libro resiste, ma un certo genere di cinema deve affondare le sue radici nell'attualità.
Dalle dichiarazioni di Damiani - dichiarò Sciascia a "Vie Nuove" - sono arrivato a capire quali sono gli elementi del mio libro che troveranno sviluppo nel suo film.
Ne ho cavato insomma, se non ho capito male, la storia di un ambiguo delitto ambientato in Sicilia.
Io avrei preferito che il mio racconto gli offrisse spunto per un discorso diverso sulla Sicilia, che la materia del racconto trovasse una specie di restauro attuale ( anche se il racconto di per sé, in quanto libro, non ha bisogno di restauri, ovviamente ).
Ma questa mia preferenza non vuole essere un giudizio sul film che lui farà, e che anzi mi auguro riesca un buon film"


Claudia Cardinale,
che a Partinico interpretò il ruolo drammatico
di Rosa, vedova di Paolo Nicolosi
Il lavoro di Damiano Damiani fu accolto con favore da critica e pubblico, né mancarono le polemiche per un assurdo divieto posto allora alla visione ai minori di 18 anni: una decisione probabilmente legata alla presenza nel film di palesi riferimenti ai rapporti fra Democrazia Cristiana e mafia.  
Nel 1989, ventidue anni dopo le riprese de "Il giorno della civetta" , Damiano Damiani ricorderà quel film - uno dei sette da lui girati nell'Isola - con una considerazione la cui attualità non è purtroppo ancora venuta meno:


"La Sicilia per me è stata ispiratrice di storie sempre interessanti.
Non penso di conoscere ancora bene i siciliani, ma mi sono sempre trovato bene con loro, perché fra noi c'è sempre stata gentilezza.
La mafia verrà vinta in Sicilia quando la parola 'mafioso' sarà un insulto: oggi non lo è, e finché va così la mafia vince"



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