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domenica 24 settembre 2017

LA LOTTERIA PERDENTE DELLA RIFORMA AGRARIA IN SICILIA

Un lotto di terreno agricolo appena
assegnato ad un contadino nell'Isola d'inizi anni Cinquanta.
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia
sono tratte dall'archivio dell'Ente Riforma Agraria Sicilia
"Il governo regionale, consapevole delle gravi difficoltà in cui si dibatteva l'agricoltura, nel 1950 predispose una riforma agraria, dove tutte le più lodevoli intenzioni trovarono posto, e quindi, se applicata con la dovuta oculatezza, avrebbe certo dato migliore risultato.
Infatti, noi crediamo che gli scopi demagogici e politici, in molti casi, sono prevalsi sui criteri tecnici, snaturando le finalità che la legge si proponeva.
Ma il suo parziale insuccesso non può essere attribuito solo a questo.
Secondo noi la riforma mancava di alcuni presupposti necessari ad assicurare il buon esito sperato.
Non basta dare un pezzo di terra e alcune migliaia di lire per risolvere il problema; con questo metodo, non si fa che aggravare la crisi.
Noi pensiamo che il procedimento doveva essere un altro.



Il terreno scorporato andava lasciato in gestione provvisoria al proprietario, fino a quando venivano compiute le opere strutturali indispensabili a renderlo adeguatamente produttivo.
Occorreva analizzarlo, studiarne le caratteristiche in rapporto alla coltivazione, e poi cederlo ad autentici contadini che, opportunamente sovvenzionati, fossero stati in grado di coltivarlo a regola d'arte secondo un rigoroso disciplinare in cui dovevano essere specificate almeno per un congruo periodo le colture e i lavori da eseguire sotto la continua sorveglianza fiscale degli Ispettorati agrari del lavoro..."

Il sostanziale fallimento della riforma agraria in Sicilia - stabilita per legge il 27 dicembre del 1950 - venne così riassunto nel luglio del 1960 da un numero speciale "La Sicilia, quindici anni di autonomia regionale" della rivista "Parlamento e Produttività", edita a Roma e diretta da Ernesto Vino Borghese.


L'assegnazione per sorteggio dei lotti di terreno
in una piazza della provincia siciliana 
La riforma era stata alimentata, dieci anni prima, dalle forti aspettative generate dalle lotte contadine nei difficili anni del secondo dopoguerra.
Alle rivendicazioni di natura sociale - appoggiate dal PCI - si erano affiancate le aspettative di natura imprenditoriale della DC, interessata a promuovere la costruzione di infrastrutture ( opere idriche, di viabilità e di edilizia rurale ). 
La riforma agraria godeva insomma di un esteso consenso politico ed avrebbe dovuto avere ricadute fondamentali per il futuro dell'Isola, considerato che nel 1951 - un anno dopo il suo varo - in Sicilia le attività agricole impegnavano 760.000 persone ( il 51,3 per cento della forza lavoro ).
All'epoca, secondo quanto ricordato da Matteo G.Tocco ( "Libro nero di Sicilia", Sugar Editore, 1972 ), 

"i terreni incolti produttivi si estendevano per 45.000 ettari; i pascoli permanenti per 285.000 ettari ed i terreni tipici del latifondo, in parte destinati alla produzione di cereali, per 880.000 ettari; su 2.400.000 ettari, oltre la metà delle terre era direttamente o indirettamente caratterizzata da strutture latifondistiche"


Applausi, ilarità ed amarezza dei contadini
durante la lotteria delle assegnazioni 
Lo spirito della riforma intendeva promuovere le bonifiche, espropriare i terreni ed affidarli a coltivatori diretti o a cooperative.
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia sono tratte dall'archivio dell'ERAS, l'Ente Riforma Agraria Siciliana costituito nel 1950 sulle ceneri dell'Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano, nato a sua volta dieci anni prima con la denominazione Istituto Vittorio Emanuele III per il bonificamento della Sicilia e riorganizzato nel 1946.
L'Ente - cui era affidato il compito di attuare la riforma - ottenne dallo Stato un contributo iniziale pari a 120 miliardi di lire ( un milione per ettaro )  in rapporto alla superfice dell'Isola destinata allo scorporo: ma fece poco e male, a partire dall'abnorme incremento delle assunzioni. 
I 200 dipendenti dei primi giorni diventarono quasi tremila, dando vita ad uno dei tanti "carrozzoni" regionali.
Da un punto di vista tecnico, si attuarono iniziative di irrigazione, ricerche idriche, meccanizzazione agricola e la costruzione di strade poderali, case coloniche e borghi agricoli.



Gli sforzi - giustificati anche dall'entità dei finanziamenti - insomma non mancarono; tuttavia, fu l'azione complessiva della riforma a comprometterne il successo.
Le immagini testimoniano ad esempio le assai poco tecniche fasi di assegnazione dei terreni ai contadini, secondo un criterio affidato al caso ed alla mano di bambini bendati: un sorteggio sulle pubbliche piazze, alla stregua di una fiera paesana.
La logica di affidamento dei lotti non fu l'unica anomalia di questa riforma zoppa.
Mancò infatti un ripensamento complessivo sul modo di promuovere l'agricoltura.
L'impiego dei mezzi meccanici e dei concimi rimase limitato, né si adottò una promozione dei più moderni criteri di piantagione.
Gran parte degli assegnatari decise di dedicarsi alla coltivazione degli agrumi, anche laddove le caratteristiche dei terreno avrebbero dovuto consigliare altre colture.


Contadini intorno ad un abbeveratoio
costruito dall'ERAS
A ridurre i benefici della riforma agraria contribuì pure il peso dell'imposizione tributaria, che per la Sicilia fu la più alta rispetto alle altre regioni a statuto speciale.
Infine, un ruolo negativo venne anche all'epoca rivestito dalla lentezza della burocrazia regionale:

"Con la legge 28 ottobre 1959 numero 28 - ricordava ancora la rivista "Parlamento e Produttività" - in considerazione delle pessime condizioni in cui versavano gli agricoltori, si provvide alla rateizzazione del credito agrario concedendo un contributo del 4 per cento sui relativi interessi.
La prima rata è scaduta da otto mesi, gli agricoltori l'hanno pagata compresi gli interessi, ma attendono ancora il contributo"

Nella sola provincia di Caltanissetta la riforma agraria assegnò a circa 3.000 contadini quattro ettari di terra, senza alcun tentativo di organizzarne il lavoro o fornire loro assistenza tecnica: oltre mille lotti vennero abbandonati pochi anni dopo l'affidamento.
Un capitolo a parte nella fallimentare gestione della riforma merita la storia della costruzione dei borghi rurali da parte dell'ERAS.
Provvisti malamente di luce ed acqua, progettati a distanze eccessive dalle terre assegnate ai contadini, Borgo Manganaro, Francavilla, Schirò, Fazio, Garistoppa e molti altri furono abbandonati e destinati al degrado strutturale: la storia di questi borghi fu allora oggetto di inchieste giornalistiche che li definirono "i villaggi fantasma della Sicilia".
Oggi l'insuccesso della riforma agraria del 1950 pesa ancora su certi criteri di conduzione dell'agricoltura nell'Isola; e così ne ha riassunto i limiti Francesco Renda:

"In realtà - si legge in "Storia della Sicilia" ( Sellerio, 2003 ) la gestione cooperativa di tutta quella terra rappresentò un'impresa economica e sociale di gran momento, che però le forze politiche e il governo non mostrarono di percepire.
Per reggere quell'impresa sarebbero stati necessari grandi mezzi finanziari, macchine, trattori, strumenti di lavoro adeguati; e più ancora tecnici ed economisti agrari, ragionieri, personale specializzato, che aiutassero i presidenti e i consigli di amministrazione delle cooperative a gestire meglio le loro imprese.
Il governo e le forze politiche, lasciarono, invece, che le cooperative agissero da sole.


Un corso di pollicoltura a Castellana Sicula
E, in effetti, assistite dalle loro associazioni, alcune decine di cooperative elaborarono piani di trasformazione agraria e ne ottennero anche l'approvazione dagli ispettorati agrari provinciali.
Ma, benché pregevoli, furono episodi isolati, che non rientrarono in un progetto generale, e che furono osteggiati dai proprietari con una guerra implacabile di carta bollata davanti ai tribunali.
La concessione delle terre incolte rimase, pertanto, provvedimento transitorio di emergenza, in attesa che la riforma agraria facesse il seguito..."

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