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domenica 17 giugno 2018

CRONACHE DEL DISORDINE EDILIZIO DI CEFALU'

Portale dell'Immacolatella, a Cefalù.
Le fotografie di Enzo Sellerio
riproposte da ReportageSicilia
sono tratte dal fascicolo "Cefalù"
tratto da "Cronache Parlamentari Siciliane",
edito a Palermo nel maggio del 1971
Basta ritornare a Cefalù dopo pochi mesi un'ultima visita che si nota la costruzione di un nuovo complesso residenziale o di una nuova struttura commerciale, con il loro compendio di aree di sosta e di parcheggi.
La gemmazione edilizia cefaludese è lenta ma inesorabile; da decenni sta modificando soprattutto la periferia Ovest della cittadina palermitana, con criteri che non sembrano del tutto il frutto di un'accorta pianificazione urbanistica.
Il piano regolatore di Cefalù, del resto, soffre di uno storico deficit di organicità e razionale utilizzo del territorio.
Redatto nel 1963 dal professore Giuseppe Samonà, venne adottato cinque anni dopo e approvato dalla Regione soltanto nel 1974.


All'epoca era già iniziato l'assalto dell'edilizia turistico-residenziale, capace pure di imporsi su aree di interesse archeologico.
Nel 1997, il consiglio comunale varò le direttive per la revisione del PRG: misure che però non hanno salvato Cefalù da un disordinato sviluppo di residente, villette a schiera e altre case da villeggiatura ad alta concentrazione di cemento per metro quadro.
Fra i primi a segnalare il dissennato sviluppo edilizio cefaludese fu, nel marzo del 1970, Gioacchino Lanza Tomasi, autore anni prima del pregevole saggio architettonico "Le ville di Palermo"
In un articolo pubblicato sulla rivista "Cronache Parlamentari Siciliane", poi riproposto in un fascicolo corredato dalle fotografie di Enzo Sellerio, Lanza Tomasi ricostruì così dalla fine dell'Ottocento la storia dello stravolgimento urbanistico di Cefalù:   

"Il contatto con altre realtà socio-economiche prodotto dall'Unità non poteva che riuscirle fatale: s'inizia dalla distruzione delle strutture ecclesiastiche ( monastero di Santa Caterina, convento dei Domenicani, ecc. ) per estendersi ad una generale degradazione dell'edilizia borghese.


L'emigrazione di braccia è in atto da quasi un secolo ad ondate successive ed anche la classe dirigente è scomparsa dopo la rimozione delle sedi burocratiche ( distretto militare, scuola sottufficiali carabinieri, comando forestale ) già compiuta prima della seconda guerra mondiale.
Se nella Cefalù dell'Ottocento i segni di decadenza delle famiglie baronali erano già avvertibili ( arresto dei ripristini nei palazzi Maria e Martino-Attanasio ) nel nostro secolo il male s'è fatto cronico scompaginando col tessuto sociale quello edilizio.
Il volto della Cefalù antica è incapsulato in interventi edilizi anarcoidi ( intonaci, balconi, nuove aperture, sopraelevazioni ) dai quali è pressoché impossibile districarlo, e la presenza del club de la Méditerranée nella villa Agnello a Santa Lucia ha di recente dato un indirizzo turistico a questi interventi del centro storico, un indirizzo che tende a trasformare il volto manieristi barocco nelle tinte chiare del villaggio balneare, una confusione fra Cefalù ed il paesino costiero moderno ( una Capo d'Orlando ad esempio ) da cui si possono sperare progressi per l'igiene ma non certo per la conservazione di una tradizione civile e monumentale.


A tutto ciò dovrebbe ovviare il piano regolatore commissionato dal comune ed approvato con cospicue varianti nell'ottobre del 1967.
Esso sviluppa una pianificazione socio-economica del territorio comunale mirante a formare nei 7000 ettari del comprensorio un'isola turistico-culturale, respingendo l'ipotesi, già in atto, di una invasione della costa da parte dei ceti dirigenti della vicina capitale della Regione.
Gli interventi nel centro storico sono stati rinviati ad un piano particolareggiato.
Qualsiasi siano le varianti, le legittimità del progetto originario e di quello modificato, è sempre meglio un piano che nessun piano; nelle more, vige la salvaguardia, fino a qual punto non rispettata non sappiamo"

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