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domenica 10 ottobre 2021

LA SCOMPARSA ANIMA VERDE DI LAMPEDUSA

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Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Un piatto tavolato calcareo allungato da Ovest ad Est, lungo poco meno di 11 chilometri e largo poco meno di 4; il geologo Aldo Giacomo Segre definì Lampedusa come "l'ultimo relitto inaridito di una zolla continentale", sottolineando la quasi totale assenza di vegetazione, limitata a pochi esemplari di fichi, carrubi ed oleastri. Un progetto di riforestazione, avviato nei mesi scorsi, intende piantare 6500 fra oleandri, carrubi e pini lungo la costa Nord occidentale dell'isola; intenzione lodevole, ma che - se realizzata - non potrà comunque recuperare la ricchezza botanica del passato. In "Guida alla natura della Sicilia" scritta da Fulco Pratesi e Franco Tassi ( Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1974 ), leggiamo che l'isola - prima del taglio della maggior parte degli alberi per ricavarne carbone vegetale e legname da costruzione, a partire dal 1846 - non è stata infatti sempre desertica:

"Il botanico Gussone, che la visitò nel 1828, scrive che era coperta all'epoca di denso boscaglie, di verdi fruticeti, di cespugli densi e impenetrabili e di alberi discretamente alti, tra cui primeggiavano i pini d'Aleppo.


 

Questo patrimonio arboreo, oggi inimmaginabile ma la cui consistenza veniva all'epoca valutata dal Sanvisente a circa 100.000 fusti, doveva avere un influsso determinante anche sul regime idrico dell'isola... Purtroppo i pini di Aleppo sono stati, nel giro di un secolo circa, completamente distrutti, e con essi i ginepri, gli allori, i tamerici, i mirti, gli olivastri e le filliree, che rappresentano ormai solo un vago e lontano ricordo e di cui solo a prezzo di grande fatica si potrebbe ancora trovare forse, negli angoli più remoti dell'isola, qualche sparuto e solitario rappresentante..."





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