Guado sul letto del fiume Alcantara nei primi decenni del secolo XX. Le fotografie riproposte nel post da ReportageSicilia vennero pubblicate nel 1928 nell'opera "L'Etna", edita dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo. Tutti gli scatti sono attribuiti a "Grassi-Cristaldi". Il testo dell'opera è invece di Giuseppe De Lorenzo |
Vi sono luoghi della Sicilia ancor oggi unici per scenario ambientale eppure sconosciuti a tanti siciliani, soprattutto quelli delle province più occidentali dell'isola; un dato che conferma la lontananza di interessi che spesso rende estranei gli isolani rispetto a località e persone distanti 200 o 300 chilometri.
Uno di questi luoghi è la valle dell'Alcantara, sulle pendici Nord Est dell'Etna, fra le province di Messina e Catania: un corso d'acqua a tratti torrenziale che scorre fra rocce laviche, di tanto in tanto accessibile per un freddissimo bagno.
Un tratto della valle dell'Alcantara, dal 2001 diventata parco regionale |
In passato, lo sfruttamento umano dell'Alcantara ha rischiato di comprometterne in maniera determinante l'ambiente.
Sino a non molti decenni addietro, prima dell'istituzione di una riserva, e, in seguito - nel 2001 - di un parco regionale http://www.parcoalcantara.it/pagina.php?id=35, il letto dell'Alcantara ha subìto il prelievo dissennato di ghiaia e sabbia.
Un ponte costruito sulle rocce laviche lungo le quali si snoda il letto del fiume |
Sulla vallata poi alcuni comuni cominciarono di riversare i loro rifiuti urbani, proponendo un progetto per la creazione di un parco acquatico ed animale che avrebbe dovuto stravolgere l'intero territorio.
Molti sono ovviamente i reportage dedicati in passato all'Alcantara.
ReportageSicilia ha deciso di riproporre quanto scritto da Giuseppe De Lorenzo nel volume "L'Etna", edito nel 1928 dall'Istituto Italiano D'Arti Grafiche di Bergamo nella collana "Italia Artistica".
Il selvaggio paesaggio della vallata. Prima dell'istituzione del parco, l'area dell'Alcantara venne messa a rischio dal prelievo di ghiaia e sabbia e da alcune discariche di rifiuti |
Lo scritto di De Lorenzo - corredato da 7 fotografie firmate "Grassi-Cristaldi" - restituisce il volto di una vallata dal paesaggio selvaggio ed in cui la rara presenza umana si adatta all'asprezza delle rocce e delle acque.
"Breve è il corso dell'Alcantara: poco più d'una quarantina di chilometri; ma nel suo non lungo cammino il fiume ha visto molti avvenimenti, di storia umana e di storia tellurica, e più volte ha mescolato le sue acque spumanti col rosso sangue, fluente delle vene degli uomini, e con la rossa lava, sgorgante dai fianchi del vulcano.
Dopo avere preso origine dalle varie sorgenti, che in alto, presso Randazzo, alimentano i rotanti mulini, e dopo essersi impinguato di diverse fiumane provenienti dal nord, il fiume, quasi per allontanarsi dai fuochi del vulcano, s'era incamminato per la valle compresa tra le colline in arenarie, marne ed argille eoceniche, che sostengono Castiglione e Motta Camastra, ed in quella aveva scavato il suo letto, fluendo poi verso il mare non lontano.
L'Alcantara nel territorio di Motta Camastra |
Ma neanche in quella remota valle trovò pace dai fuochi vulcanici, che, staccandosi dalla grande massa del monte ignivomo sotto il cono laterale di Monte Dolce, si precipitarono sull'acqua del fiume. E, quasi ciò non bastasse, ecco che nel mezzo della valle scoppiò un nuovo vulcano, il più eccentrico dei vulcani secondari etnei, a 20 chilometri di distanza dall'asse eruttivo centrale.
Il materiale detritico eruttato da questo focolare creò un cono craterico di più di un centinaio di metri d'altezza, il così detto vulcano di Mojo, dal paese che si trova ora alle sue falde, e la corrente di lava che ne sgorgò, si precipitò giù per la valle dell'Onobola, contrastando il cammino dell'acqua, e non ristette se non quando giunse a mare, dove la sua forma irrigidita e corrosa costituisce ora il capo Schisò.
Un altro impetuoso tratto del fiume, il cui corso scorre tra le province di Messina e Catania |
Così una nera coperta di 10-20 metri di grossezza, su cui si riversarono anche le alluvioni delle fiumane laterali, parve coprire durabilmente l'antico letto, che il fiume aveva nel corso dei secoli scavato tra le arenarie.
Ma l'acqua del fiume, che pareva vinta nel breve e furioso conflitto con la roccia fusa e incandescente, riprese il suo lento fluire ed il suo inesorabile lavorìo di cesello, e nel corso dei secoli incise, segò perfino per l'altezza di 20 metri la dura lapidea copertura di nera lava, così che in certi punti ha già raggiunto ed inciso il suo antico letto di arenaria.
La confluenza dell'Alcantara con il Granili |
Quanto tempo sarà occorso al fiume per compiere questo lavoro?
Nelle vicinanze di Schisò si sono trovate le rovine dell'antica Naxos, la più antica colonia greca fondata appunto sul tetto di lava eruttata dal vulcano di Mojo, che doveva quindi essere già da tempo resa adatta alla dimora umana, ed eruttata quindi non meno di un migliaio di anni prima dell'era volgare.
Non meno dunque di 3.000 sono occorsi alle acque dell'Alcantara per tagliare i pochi metri di lava che avevano coperto il suo antico letto: quante migliaia ne saranno occorse per tutta la storia di questo fiume avventuroso...?".
Bellissimo articolo e meraviglioso libro che spazia dalle osservazioni naturalistiche a quelle geologiche in maniera assolutamente attuale. Ma ciò che più colpisce è la trattazione filosofica dell'impatto emotivo che l'Etna suscita nell'osservatore... quasi un momento di estasi che fonde il soggetto e l'oggetto dell'osservazione in un tutt'uno inscindibile... ciò che è capitato qualche volta nella vita quando ci si sente una parte del tutto senza riuscire a distinguere i confini fra l'io ed il tutto. Giorgio Capasso
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