Si deve ancora una volta alla sensibilità ed alla capacità narrativa del fotografo Josip Ciganovic la fotografia riproposta in un post da ReportageSicilia.
La scena ritrae cinque bambini vestiti con quelli che sembrano essere grembiuli scolastici.
Il gruppo è riunito dinanzi un pozzo all'interno di un cortile di villa Trabia, una delle ville nobiliari costruite nel corso della seconda metà del secolo XVIII nelle campagne palermitane di Bagheria.
Su una balconata monumentale dell'edificio, il cui prospetto è sormontato da un ricca decorazione scultorea, le figure di due donne completano la raffigurazione di Ciganovic.
La fotografia - pubblicata nel 1962 nel I volume dell'opera "Sicilia" edita da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini - tramanda oggi il ricordo di un ordinario momento di vita quotidiana ambientato nell'eccezionale contesto architettonico delle ville bagheresi; una simbiosi oggi non più possibile per lo stravolgimento urbano di Bagheria, che ha reso le ville luoghi isolati ed estranei al suo disordinato sviluppo edilizio ed allo svolgimento della vita dei suoi abitanti.
ReportageSicilia è "uno spazio aperto di pensieri" e considera preziose le indicazioni, le correzioni o le integrazioni provenienti dai suoi lettori.
Paolo Di Salvo - eccellente fotografo di luoghi, costumi e personaggi bagheresi e generoso ispiratore di post del blog - ha fornito questi chiarimenti riguardo la fotografia di Josip Ciganovic ed il relativo testo che l'accompagna:
Il nome era stato probabilmente imposto in segno di riconoscenza agli eredi del principe di Trabia (nuovi proprietari della villa) che avevano loro concesso l’utilizzo del palazzo.
Questi avendo compilato il primo piano regolatore di una Bagheria in via di sviluppo e tracciato l’attuale corso Butera per potersi collegare con la nuova consolare Palermo-Messina (deviata verso il proprio palazzo dal principe di Cattolica), realizzerà il fronte Nord dell’edificio che verrà così ad affacciarsi sulla nuova arteria di piano regolatore.
Successivamente, nel 1797, Ercole Michele Branciforti fece costruire a sud del palazzo, in fondo al parco, un padiglione in stile neoclassico (certosa) che conteneva un piccolo museo con statue in cera e in legno che raffiguravano monaci certosini e personaggi celebri del tempo a grandezza naturale.
E fin qui la costruzione.
ReportageSicilia è "uno spazio aperto di pensieri" e considera preziose le indicazioni, le correzioni o le integrazioni provenienti dai suoi lettori.
Paolo Di Salvo - eccellente fotografo di luoghi, costumi e personaggi bagheresi e generoso ispiratore di post del blog - ha fornito questi chiarimenti riguardo la fotografia di Josip Ciganovic ed il relativo testo che l'accompagna:
"L’edificio ritratto non è la villa Trabia ma il palazzo di villa Butera (la
villa Trabia vi trova poco più ad Est).
L’errore in cui è
incorso il fotografo è probabilmente dovuto al fatto che, all’epoca, l’edificio
ospitava una scuola denominata “Trabia” condotta dalle suore dell’ordine di San
Vincenzo.Il nome era stato probabilmente imposto in segno di riconoscenza agli eredi del principe di Trabia (nuovi proprietari della villa) che avevano loro concesso l’utilizzo del palazzo.
La fondazione di
villa Butera da parte del principe Giuseppe Branciforti risale alla metà del
diciassettesimo secolo come attesta la data del 1658 incisa sull’arco di
ingresso del torrione rivolto verso la strada consolare di collegamento a
Palermo (il palazzo Butera di Palermo era già stato costruito).
Don Giuseppe
Branciforti, avendo lasciato Palermo a seguito di diverse vicissitudini
familiari e politiche, aveva acquistato nel territorio della Bagaria parecchie
terre; su alcune di queste sarebbe poi sorto l’attuale centro storico di
Bagheria.
Il palazzo venne
costruito su una preesistente masseria e impostato alla difesa: i torrioni
contrapposti, le merlature, le due corti, chiuse, collegate da un lungo tunnel
facilmente bloccabile appaiono inequivocabili conferme.
Siamo quindi ben lontani
dal decorativismo barocco che contraddistinguerà le ville settecentesche
destinate alla villeggiatura.
Un secolo dopo la
sua fondazione il palazzo, che dopo la costruzione delle altre ville era rimasto
ormai decentrato, subisce una profonda trasformazione ad opera di Salvatore
Branciforti.Il prospetto di villa Butera. L'immagine fa parte dell'archivio storico del fotografo bagherese Paolo Di Salvo |
Questi avendo compilato il primo piano regolatore di una Bagheria in via di sviluppo e tracciato l’attuale corso Butera per potersi collegare con la nuova consolare Palermo-Messina (deviata verso il proprio palazzo dal principe di Cattolica), realizzerà il fronte Nord dell’edificio che verrà così ad affacciarsi sulla nuova arteria di piano regolatore.
Successivamente, nel 1797, Ercole Michele Branciforti fece costruire a sud del palazzo, in fondo al parco, un padiglione in stile neoclassico (certosa) che conteneva un piccolo museo con statue in cera e in legno che raffiguravano monaci certosini e personaggi celebri del tempo a grandezza naturale.
E fin qui la costruzione.
L’abbandono della
villa Butera da parte dei proprietari e il suo conseguente degrado è storia
simile e comune a quella di molte altre ville di Bagheria: la distruzione del
parco e lo smantellamento della certosa consegue, a partire dal 1954, alla
realizzazione, da parte del comune, di 55 alloggi di edilizia popolare ed alla
lottizzazione, da parte dei proprietari, di quello che restava del parco di
villa Butera.
Le statue e gli
arredi della certosa sparirono, la fontana che si trovava al centro del parco di
villa Butera venne trasferita a villa Trabia.
Oggi sia la certosa
che il palazzo Butera sono stati acquisiti alla proprietà comunale e
restaurati.
La certosa attende
un utilizzo compatibile, il palazzo ha, da qualche mese, finalmente assunto il
ruolo di casa municipale che storicamente gli compete.
Speriamo bene!"
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