Nella Sicilia rurale agli inizi degli anni Cinquanta il fotografo svizzero documentò la diffusione di un mezzo di trasporto e lavoro già vecchio di un oltre un secolo
Scriveva il geografo Aldo Pecora in "Sicilia" ( UTET, 1974 ), che nell'isola "il carro non ha mai conosciuto - come in genere nell'Italia meridionale - la consistenza e robustezza del carro agricolo delle regioni del Nord, ma soltanto la leggerezza ( persino leggiadra nella varietà dei suoi colori e spesso nel semplice tratto popolare dei suoi disegni o delle sue incisioni ) del 'carretto siciliano': un carretto così leggero da essere quasi escluso da gran parte dell'isola, anche dove c'erano le strade, ma troppo accidentate e ciottolose.
D'altra parte, in Sicilia la rete delle strade campestri è stata sempre così debole che ancora oggi i contadini provvedono al trasporto dei prodotti agricoli, pur dove esistono le strade, per lo più con asini e muli, che caricano al basto".
La storia dei carri siciliani è stata oggetto di numerosi studi e reportage, soprattutto quella degli esemplari decorati con scene dei paladini.
Lo sviluppo di questi esemplari risalirebbe alla metà dell'Ottocento, quando i proprietari - perlopiù venditori di prodotti agricoli - avrebbero cominciato a dipingere le fiancate dapprima con immagini sacre, poi con raffigurazioni delle battaglie fra i cavalieri francesi e i principi saraceni.
Prima dello sviluppo di questa stagione decorativa, il legno dei carretti veniva lasciato allo stato grezzo oppure era colorato con semplici pennellate di giallo e celeste su fiancate, ruote e stanghe.
Sembra che l'introduzione in Sicilia di questi mezzi di trasporto sia da datare tra la fine del XVIII secolo e i primi anni del XIX; al termine di quel secolo, i ritardi nello sviluppo della rete ferroviaria assegnavano loro ancora un ruolo primario nei collegamenti e nei commerci.
Solo tra il 1881 ed il 1882 - notava un altro geografo, Ferdinando Milone in "Sicilia, la natura e l'uomo" ( Paolo Boringhieri, 1960 ) - "si cominciò a poter spedire da Caltanissetta, finalmente, lo zolfo, ch'è merce povera e non può sopportare le spese di lunghi viaggi su carri e carretti, ai porti di Licata e Porto Empedocle".
Soprattutto nelle zone rurali dell'isola, tuttavia, il carro avrebbe continuato ad avere sino a una sessantina di anni fa una funzione fondamentale per migliaia di famiglie contadine.
Così, molti reportage compiuti in quel periodo documentano la diffusa presenza di carri e carretti nelle campagne dell'isola.
Le immagini del fotografo svizzero Rudolf Pestalozzi riproposte da ReportageSicilia vennero pubblicate nel 1953 nell'opera di Giovanni Comisso "Sicilia", edita a Ginevra da Pierre Cailler.
Alcuni di questi mezzi di trasporto appaiono decorati e finemente istoriati da maestri "carradori" e pittori; altri hanno struttura e finitura meno elaborate.
Gli uni e gli altri esemplari dimostrano la quotidianità della vita agricola nella Sicilia degli anni Cinquanta, prima che i motori di furgoni e camion cominciassero a sostituire asini, muli e cavalli nella trazione dei mezzi di trasporto del mondo rurale.
La storia dei carri siciliani è stata oggetto di numerosi studi e reportage, soprattutto quella degli esemplari decorati con scene dei paladini.
Lo sviluppo di questi esemplari risalirebbe alla metà dell'Ottocento, quando i proprietari - perlopiù venditori di prodotti agricoli - avrebbero cominciato a dipingere le fiancate dapprima con immagini sacre, poi con raffigurazioni delle battaglie fra i cavalieri francesi e i principi saraceni.
Prima dello sviluppo di questa stagione decorativa, il legno dei carretti veniva lasciato allo stato grezzo oppure era colorato con semplici pennellate di giallo e celeste su fiancate, ruote e stanghe.
Sembra che l'introduzione in Sicilia di questi mezzi di trasporto sia da datare tra la fine del XVIII secolo e i primi anni del XIX; al termine di quel secolo, i ritardi nello sviluppo della rete ferroviaria assegnavano loro ancora un ruolo primario nei collegamenti e nei commerci.
Solo tra il 1881 ed il 1882 - notava un altro geografo, Ferdinando Milone in "Sicilia, la natura e l'uomo" ( Paolo Boringhieri, 1960 ) - "si cominciò a poter spedire da Caltanissetta, finalmente, lo zolfo, ch'è merce povera e non può sopportare le spese di lunghi viaggi su carri e carretti, ai porti di Licata e Porto Empedocle".
Soprattutto nelle zone rurali dell'isola, tuttavia, il carro avrebbe continuato ad avere sino a una sessantina di anni fa una funzione fondamentale per migliaia di famiglie contadine.
Così, molti reportage compiuti in quel periodo documentano la diffusa presenza di carri e carretti nelle campagne dell'isola.
Le immagini del fotografo svizzero Rudolf Pestalozzi riproposte da ReportageSicilia vennero pubblicate nel 1953 nell'opera di Giovanni Comisso "Sicilia", edita a Ginevra da Pierre Cailler.
Alcuni di questi mezzi di trasporto appaiono decorati e finemente istoriati da maestri "carradori" e pittori; altri hanno struttura e finitura meno elaborate.
Gli uni e gli altri esemplari dimostrano la quotidianità della vita agricola nella Sicilia degli anni Cinquanta, prima che i motori di furgoni e camion cominciassero a sostituire asini, muli e cavalli nella trazione dei mezzi di trasporto del mondo rurale.
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