Il paesaggio trapanese di Segesta. La fotografia è di ReportageSicilia |
Razionalità, equilibrio e bellezza: furono queste le qualità che il diplomatico-saggista francese Pierre Sébilleau attribuì al tempio di Segesta.
Le sue impressioni sul millenario sito architettonico della campagna trapanese furono pubblicate nell'opera "La Sicilia", edita in Italia da Cappelli nel 1968.
Le pagine segestane di Sébilleau sono un elogio allo stile dorico dell'edificio - "una forma d'armonia, una sola, procura all'anima la calma perfetta, quella dorica", scrisse citando un'affermazione di Aristotele - e del paesaggio circostante al teatro, quello
"dei campi e dei pascoli che si estendono ai piedi delle montagne, coperti di fiori in primavera, disseminati di pecore cui fanno da guardia grossi cani bianchi...
Essi si gloriano di essere i lontani nipoti di quel leggendario cane Crinisos che ebbe la sorte inattesa di essere cambiato in ruscello dalla ninfa Egesta, dopo avere fatto a questa un figlio perfettamente umano, che divenne, sotto il nome di Aceste, il fondatore di Segesta: siamo in pieno Teocrito, che, del resto, è singolarmente presente in questo paesaggio segestano..."
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