Nato nel 1903 da una famiglia di mercanti ebrei di Amburgo, il fotografo tedesco Herbert List entrò a far parte del gruppo di Magnum Photos grazie all'amicizia con Robert Capa.
Dapprima in Grecia e poi in Italia, List - le cui immagini furono pubblicate da riviste come "Life" e "Vogue" - cercò di fissare nel Mediterraneo quelle "visioni controllate dove le composizioni cercano di catturare la magica essenza che occupa ed anima il mondo delle apparenze".
Di questo fotografo che agli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo non sfuggì ai richiami del neorealismo, rimangono le immagini italiane di Venezia, della Napoli di De Sica e gli scorci romani di Ostia e della stazione Termini: fotografie realizzate dal 1950 al 1961 e che avvicinarono Herbert List allo studio dell'arte rinascimentale italiana.
Gli scatti riproposti da ReportageSicilia - tratti dalla rivista "Sicilia" del giugno 1955 - testimoniano la presenza di questo fotografo, chissà attraverso quali contatti in Sicilia, nell'isola di Favignana.
L'anno è il 1951, e l'occasione che si offre alla Leica di List è quella di documentare la "Thunfischfang", la tonnara: le fasi cioè della cattura dei tonni e della loro lavorazione all'interno dello Stabilimento Florio ( 34 fotografie allora scattate da List vi sarebbero state esposte nel 2015 in occasione di una mostra organizzata dalla Soprintendenza di Trapani ).
Quando Herbert List documentò il lavoro dei tonnaroti di Favignana, lungo le coste del trapanese erano ancora attive undici tonnare; e in quel 1951, risultarono catturati 6.915 tonni, per un totale di oltre 8.100 quintali.
Oltre a realizzare le fotografie, List descrisse in quella occasione in maniera quasi didascalica la storia della tonnara delle Egadi e le fasi della mattanza.
Più interessanti sono invece alcune informazioni sulla vita quotidiana dei tonnaroti favignanesi e sul lavoro svolto all'interno dello Stabilimento:
"I pescatori dell'isola di Favignana, cui non si offre localmente altra possibilità di lavoro, vengono assunti per tre mesi l'anno, e cioè dalla metà di aprile alla metà di luglio, presso la tonnara Florio.
Tutta l'organizzazione della tonnara, la manutenzione delle lunghissime reti, ma soprattutto la tenuta in esercizio del grande stabilimento annesso, nel quale il pesce viene subito lavorato, richiedono l'impiego di capitali talmente cospicui che i pescatori non potrebbero, con i loro mezzi economici, dedicarsi a questo genere di pesca...
Allo stabilimento, i pesci vengono scaricati con argani e pesati sotto il controllo della polizia urbana.
La testa viene tagliata via, non prima però che venga tolta la tenerissima carne posto sotto l'occhio.
Indi si tolgono le interiora, nei maschi gli apparati seminali, nelle femmine le uova, e i pesci vengono così appesi per la coda lunata in lunghe file.
Tutto ciò viene fatto in locali all'aperto, e molti operai con forti getti d'acqua curano che il pavimento venga subito liberato dall'abbondante sangue versato dalle vittime.
I pesci che risultano al di sotto di un determinato peso, passano subito ai compratori, i quali li rivendono allo stato fresco nei mercati ittici italiani.
Gli altri, già il giorno successivo, vengono tagliati a pezzi e indi messi a cuocere.
Dopo la cottura, i pezzi vengono messi in scatola su lunghe tavole da operaie addette.
Anche queste scatole vengono fabbricate nello stabilimento.
I figli piccoli di queste operaie vengono assistiti, durante il lavoro delle loro madri, in un piccolo asilo-nido.
Le scatole vengono in seguito portate in un altro locale, dove sono riempite di olio fino all'orlo e poi chiuse.
Lo stabilimento è considerato fuori dogana.
Esso non rimane inattivo durante la restante parte dell'anno.
Si importa il tonno da altri Paesi.
In Norvegia, ad esempio, la pesca del tonno ha luogo alla fine dell'estate.
I pesci vengono messi in ghiaccio e trasportati dal Nord fino alla Sicilia, per essere qui lavorati..."
Più interessanti sono invece alcune informazioni sulla vita quotidiana dei tonnaroti favignanesi e sul lavoro svolto all'interno dello Stabilimento:
"I pescatori dell'isola di Favignana, cui non si offre localmente altra possibilità di lavoro, vengono assunti per tre mesi l'anno, e cioè dalla metà di aprile alla metà di luglio, presso la tonnara Florio.
Tutta l'organizzazione della tonnara, la manutenzione delle lunghissime reti, ma soprattutto la tenuta in esercizio del grande stabilimento annesso, nel quale il pesce viene subito lavorato, richiedono l'impiego di capitali talmente cospicui che i pescatori non potrebbero, con i loro mezzi economici, dedicarsi a questo genere di pesca...
Allo stabilimento, i pesci vengono scaricati con argani e pesati sotto il controllo della polizia urbana.
La testa viene tagliata via, non prima però che venga tolta la tenerissima carne posto sotto l'occhio.
Tutto ciò viene fatto in locali all'aperto, e molti operai con forti getti d'acqua curano che il pavimento venga subito liberato dall'abbondante sangue versato dalle vittime.
I pesci che risultano al di sotto di un determinato peso, passano subito ai compratori, i quali li rivendono allo stato fresco nei mercati ittici italiani.
Gli altri, già il giorno successivo, vengono tagliati a pezzi e indi messi a cuocere.
Dopo la cottura, i pezzi vengono messi in scatola su lunghe tavole da operaie addette.
Anche queste scatole vengono fabbricate nello stabilimento.
I figli piccoli di queste operaie vengono assistiti, durante il lavoro delle loro madri, in un piccolo asilo-nido.
Le scatole vengono in seguito portate in un altro locale, dove sono riempite di olio fino all'orlo e poi chiuse.
Lo stabilimento è considerato fuori dogana.
Esso non rimane inattivo durante la restante parte dell'anno.
Si importa il tonno da altri Paesi.
In Norvegia, ad esempio, la pesca del tonno ha luogo alla fine dell'estate.
I pesci vengono messi in ghiaccio e trasportati dal Nord fino alla Sicilia, per essere qui lavorati..."
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