Barche da pesca a Porticello. Fotografia tratta da "Panorama" dell'ottobre del 1963 ed attribuita a "Foto Randazzo" |
Uomo "terragno", Leonardo Sciascia, nato e cresciuto nelle province delle zolfare e legato alla campagna della "Noce": luogo di riposo e di ispirazione per i suoi romanzi e saggi grazie anche allo scambio di pensieri con pastori e contadini ( un contributo di testimonianze poi confluito nella raccolta di espressioni, proverbi e modi dire contenuta nel saggio "Occhio di capra", edito da Adelphi Milano nel 1990 ). Nell'opera sciasciana il mare è presente soprattutto nei racconti, come in "Il mare colore del vino" o in "Il lungo viaggio" ( entrambi pubblicati in "Il mare colore del vino", Einaudi, Torino, 1973 ). In quest'ultimo racconto, un gruppo di migranti siciliani imbarcati da uno scafista fra Gela e Licata con l'impegno di raggiungere gli Stati Uniti dopo undici notti di traversata vengono sbarcati a Santa Croce di Camerina. Il mare dunque per Sciascia sembra essere un elemento naturale fonte di inganno e di rischiosa beffa. Una visione che lo scrittore di Racalmuto aveva in precedenza esplicitato nel saggio "La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia" ( Einaudi, Torino, 1970 ):
"... Il mare è la perfetta insicurezza della Sicilia, l'infido destino; e perciò anche quando è intrinsecamente parte della sua realtà, vita e ricchezza quotidiana, il popolo raramente lo canta o lo assume in un proverbio, in un simbolo; e le rare volte sempre con un fondo di spavento più che di stupore. "Lu mari è amaru" ( Il mare è amaro ). "Loda lu mari, e afferrati a li giummari" ( Loda il mare, ma afferrati alle corde ). "Cui pò jiri pri terra, nun vaja pri mari" ( Chi può andare per terra, non vada per mare ). "Mari, focu e fimmini, Diu nni scanza" ( Mare, fuoco e donne, Dio ci salvi ). "Cui nun sapi prigari, vaja a mari" ( Chi non sa pregare, vada a mare ). E non è, quest'ultimo proverbio, dettato dalla meraviglia e dal rapimento: chi andrà a mare non apprenderà a pregare nel senso della lode, ma nel senso della paura e della superstizione..."