Panorama dalle rovine di Solunto in una fotografia di "Brogi" pubblicata nel 1933 dal volume "Sicilia" del Touring Club Italiano |
Il sito archeologico di Solunto non è certo paragonabile per ricchezza del patrimonio architettonico a quelli più noti di Selinunte, Segesta o dell'agrigentina Valle dei Templi. Più di altri siti della Sicilia, continua però a riservare uno spettacolo paesaggistico che da solo merita la visita. Dai pochi resti di una città che fu ellenistica e romana, lo sguardo spazia verso la piana di Bagheria e la lontana catena montuosa delle Madonie, sino alla rocca di Cefalù. Quest'ultima - insieme ai profili di Alicudi e Filicudi, le più occidentali delle Eolie - nelle giornate più nitide si staglia con chiarezza sulla distesa del mar Tirreno. Negli ultimi 50 anni, le profonde trasformazioni del territorio - fortemente urbanizzato e segnato dalla costruzione di numerose strade - hanno ovviamente intaccato la originaria integrità ambientale di un paesaggio esaltato dai racconti di numerosi viaggiatori. Fra questi, figura quello di Leonida Coggi, geologo del Museo Geologico "G.Cortesi" di Castell'Arquato e più volte autore di reportage sul patrimonio naturalistico ed archeologico della Sicilia.
"Solunto. Sopra lo sperone più meridionale del monte Catalfano - scrisse Coggi nel marzo del 1965 sulle pagine della rivista "Sicilia" edita dall'assessorato regionale al Turismo - le rovine della città, punica, ellenistica e romana, confuse nella frammentarietà armoniosa della riesumazione sapiente, quasi pareggiate col suolo dalle distruzioni dell'uomo e del tempo, parevano volersi ergere ancora verso l'alto, ai lati del decumàno, in un anelito di rinascita, più che le stesse colonne ritte e compiute del Gymnasium dorico. Ai piedi del monte, una distesa verdissima di agrumeti odorosi si allargava dalla costa fin oltre Bagheria, cingendo da presso l'abitato e i segreti giardini delle ville settecentesche, anch'esse chiuse e deserte. Il mare della baia di Porticello era uno smalto lucidissimo di azzurro intenso, punteggiato di gemme, le vele e le barche variopinte a pesca. Uno spettacolo raro, meraviglioso, una sinfonia perfetta e inconscia, un capolavoro..."
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