Translate

domenica 12 gennaio 2025

IL REPORTAGE DI "EPOCA" NEL BELICE DEI "POVERI CRISTI"

Vigili del Fuoco a Gibellina.
Fotografia di Mario De Biasi-Mondadori


Si deve al settimanale "Epoca" edito da Arnoldo Mondadori Editore il 28 gennaio del 1968 un prezioso reportage sul terremoto del Belìce di magnitudo 6.4 avvenuto 13 giorni prima. Accanto ai resoconti di quella devastazione materiale ed umana firmati da Vittorio G.Rossi, Giuseppe Grazzini e Pietro Zullino - drammatica testimonianza giornalistica di una calamità che provocò la morte di almeno 296 persone, circa mille feriti e almeno 100.000 sfollati, 30.000 dei quali costretti od indotti ad emigrare lontano dalla Sicilia - quel numero di "Epoca" ( il 905 ) fu arricchito da 50 pagine di fotografie. Parte di quegli scatti - realizzati da Mario De Biasi, Sergio Del Grande, Giorgio Lotti ed Alberto Roveri - vengono riproposti in questi giorni dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in una mostra organizzata a Palermo all'interno dei Cantieri Culturali della Zisa. Il titolo scelto per l'esposizione - "La terra dei poveri cristi. Il terremoto del 1968 nel Belice" - è ispirato dal nome che il sociologo Danilo Dolci volle dare alla radio clandestina che da Partinico, per poche ore, a partire dal 25 marzo del 1970, mandò in onda testimonianze e denunce sui ritardi degli interventi nello Stato nel Belìce

Il pranzo di una bambina sfollata.
Fotografia Mario De Biasi-Mondadori


"Quel 15 gennaio del 1968 - si legge nel catalogo della mostra curata da Maria Donata Napoli - ha rappresentato per i "poveri cristi della Sicilia occidentale", come li definì il sociologo Danilo Dolci, uno spartiacque definitivo. Per decine di migliaia di loro si tradusse nell'avventura in una nuova città, in un contesto complicato come quello industriale dell'Italia del nord dei primi anni Settanta. Per tutti si tradusse nella cesura temporale tra due mondi. Nei discorsi della gente del Belice, ancora oggi, c'è un "prima del terremoto" e un "dopo il terremoto". Un prima fatto di una dimensione agricola, pre-industriale, e un dopo fatto di città lunari, incomprensibili e, come tali, mai accettate. 

Bambini in posa dinanzi ad una tenda.
Fotografia Giorgio Lotti-Mondadori


I fotografi Mondadori avevano la non comune capacità di leggere la luce delle emozioni di di fissarla sulla carta. Ed è grazie a loro che l'Italia ha scoperto l'incredibile realtà di un pezzo di paese che apparteneva al passato. Una responsabilità che va al di là di ciò che è il mestiere di fotoreporter. E che nulla ha da invidiare a ciò che scrittori, saggisti ed economisti ci hanno raccontato di quel meridione d'Italia in migliaia di pagine..."

Nessun commento:

Posta un commento