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mercoledì 15 gennaio 2025

L'OSTENTATA RICCHEZZA DELLA COMITINI "EL DORADO" DELLO ZOLFO

Balcone di palazzo Vella, a Comitini.
Fotografia Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Con una popolazione residente di 874 persone, Comitini - centro agrigentino spopolato negli anni Sessanta e Settanta del Novecento dai flussi migratori - è oggi uno dei più piccoli comuni della Sicilia. Ben diverso era il suo computo demografico ai primi di quel secolo, quando il paese - dove erano allora attive un'ottantina di zolfare - poteva contare oltre 3.000 abitanti. L'attività di estrazione dello zolfo - un elemento necessario per la produzione di acido solforico richiesto dall'industria tessile, della soda e della polvere pirica - aveva ricevuto impulso a Comitini e in altri comuni dell'agrigentino e del nisseno nel 1808. All'epoca - ha ricordato lo storico locale Angelo Cutaia in "Comitini e le sue zolfare" ( Siculgrafica, Agrigento, 2017 ) "il re Ferdinando III di Borbone rinunciò al regio monopolio che esercitava sulle miniere", abolendo anche "il diritto di regalia" e quindi il peso fiscale gravante sulle zolfare, ad eccezione di una tassa da 10 onze da pagare per l'attivazione di una nuova miniera. "Questi provvedimenti - ha scritto ancora Cutaia - risultarono alquanto utili ai proprietari terrieri i quali da quel momento si ritennero autorizzati a scavare, indiscriminatamente, le miniere nei loro fondi, grandi o piccoli che fossero. Di conseguenza iniziò la rincorsa forsennata allo sfruttamento dei giacimenti di zolfo di cui in quell'epoca l'unico produttore, nel mondo, era la Sicilia...". Figura di spicco a Comitini nell'attività di estrazione fu il barone Ignazio Genuardi, le cui zolfare vennero rilevate nel 1886 da una "Società Anonima Miniere di Comitini". Come è noto, l'enorme quantità di zolfo siciliano estratto per decenni su una superficie di 1300 chilometri quadrati - 500.000 le tonnellate prodotte nel 1905 - ebbe la conseguenza di farne crollare il prezzo, a danno di produttori e lavoratori impegnanti nel duro e pericoloso lavoro nel sottosuolo. Quando a partire dal 1870 in Lousiana e in Texas si scoprirono enormi giacimenti in cui l'estrazione venivano agevolata dalla creazione di pozzi nei quali l'immissione di vapore o acqua ad alta pressione fondeva lo zolfo, facilitandone la raccolta per mezzo di aria compressa, il monopolio siciliano del prodotto venne meno. Anche per Comitini - come negli altri comuni dell'agrigentino e del nisseno - la concorrenza dello zolfo americano ebbe effetti disastrosi sull'economia locale.



Nei primi decenni del Novecento il numero delle zolfare attive si ridusse in maniera significativa, portando al fallimento di produttori come i Di Francesco ed i Vella. Dell'agiatezza di questi ultimi rimane il ricordo nelle strutture abbandonate di una residenza posta in piazza Bellacera. I prospetti dell'edificio, costruiti a partire dal Settecento, presentano fasce marcapiano e finestre balconate con frontoni impreziositi da motivi scultorei fitomorfi ed ispirati ai bestiari medievali: una esibizione di ricchezza decorativa frutto di un benessere che nell'Ottocento aveva fatto di Comitini un "El Dorado siciliano" dello zolfo.

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