Translate

sabato 16 febbraio 2013

PAESAGGI DI SANTA MARIA LA SCALA

Il borgo marinaro catanese di Santa Maria la Scala in una fotografia
della fine dell'Ottocento.
L'immagine - al pari delle altre postate da ReportageSicilia - è tratta dall'opera "Acireale d'altri tempi",
edita nel 1970 con testi di Cristoforo Cosentini

Le fotografie di Santa Maria la Scala riproposte in questo post da ReportageSicilia sono tratte dall’opera “Acireale d’altri tempi” edita dalla Regione Siciliana-Assessorato per il Turismo e curata nel 1970 da Cristoforo Cosentini, allora presidente dell’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale.

Una veduta del borgo di pescatori con gli edifici da villeggiatura estiva costruiti dalle ricche famiglie di Acireale

Le immagini del borgo marinaro, lungo il tratto di costa ionica che da Taormina raggiunge Capo Mulini, risalgono alla fine dell’Ottocento, quando – come scriveva ancora nel 1984 Matteo Collura in “Sicilia Sconosciuta, cento itinerari insoliti e curiosi” edito da Rizzoli – “il resto è silenzio, interrotto dal cinguettio degli uccelli, dallo stormire dei platani e dallo sciacquio della vicina risacca; e tanto verde, quel verde prorompente un po’ aspro che in queste zone fa da contrasto con la bruna terra”.

Altra veduta di Santa Maria la Scala,
cui il saggista Matteo Collura - nel 1985 - dedicò uno dei capitoli
del libro
"Sicilia Sconosciuta, cento itinerari insoliti e curiosi
Nell’opera di Cosentini, si ricorda che Santa Maria la Scala venne collegata ad Acireale da una mulattiera panoramica a sette rampe – le “chiazzette” – costruita con grande dispendio economico fra il 1687 ed il 1726.
Sino agli inizi del secolo XIX, il trasporto a dorso di mulo costava cinque centesimi, tariffa che non scoraggiò le più ricche famiglie acesi a costruire intorno al borgo di pescatori le proprie case di villeggiatura estiva.
In due fotografie riproposte da ReportageSicilia, si osservano alcune costruzioni in legno, in prossimità del mare.

Stabilimenti balneari in legno costruiti
sulle rocce laviche della borgata
“Un noto artigiano acese – scriveva a questo proposito Cristoforo Cosentini – costruiva ogni anno gli stabilimenti balneari ( le così dette “baracche” ), tenendo ben separato il reparto uomini da quello donne. C’erano inoltre baracche e baracchini privati dei nobili acesi, che si distinguevano per le loro estrose sagome orientaleggianti”: cineserie ottocentesche approdate allora su queste sponde siciliane del mar Jonio, secondo i gusti di una moda europea accolta all’ombra dell’Etna.



La copertina del libro "Acireale d'altri tempi"
da cui ReportageSicilia ha tratto le fotografie di questo post



Nessun commento:

Posta un commento