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venerdì 25 settembre 2015

CARLO LINATI E LA "GRECA ARMONIA" FEMMINILE A TINDARI

Ottant'anni fa, l'incontro fra le rovine classiche tra il giornalista e scrittore lombardo e le "belle donne" della località tirrenica


Gruppo di tre donne ed un uomo
fra le rovine del Ginnasio di Tindari.
La fotografia è di Carlo Brogi
e venne pubblicata nel volume "Sicilia"
edito dal TCI nel 1933

L'elenco degli scrittori, dei giornalisti e dei narratori senza titolo professionale che hanno descritto la Sicilia è lungo ed oggi difficilmente documentabile.
Vecchie rassegne stampa e pubblicazioni conservate nelle biblioteche riservano spesso la scoperta di uno di questi a volte poco conosciuti "reporter" dell'isola.
E' il caso, ad esempio, del giornalista e scrittore lombardo Carlo Linati ( 1878-1949 ), autore di romanzi, traduttore di opere letterarie dall'inglese e pubblicista noto per i suoi articoli apparsi sulla rivista "Le Vie del Mondo" del TCI http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-linati/.
Pur rimando strettamente legato ai paesaggi ed ai caratteri lombardi, Linati fu un viaggiatore instancabile ed un esteta delle bellezze della natura e delle donne.
"Piacevano a Carlo Linati i bei paesaggi, le nuvole, le acque; gli piaceva - scrisse di lui il giornalista e amico Giovanni Battista Angioletti - discorrere di belle donne, descriverle, esaltarle, narrarle".
Nel 1935, il giornalista di Como ebbe modo di godere dei suoi "piaceri" anche in Sicilia.



Quell'anno, Linati girò in lungo e largo l'isola, fermandosi tre giorni a Tindari: una sosta giustificata dai colori del paesaggio tirrenico e soprattutto dall'incontro con "Maurella", una ragazza 18enne figlia di agrumaio di Patti, "di squisita grazia, non molto alta, tutta bruna e riccioluta, perfetta di forme come un antico efebo".
Prima di quella conoscenza, Carlo Linati aveva così espresso la sua ammirazione per le donne incontrate fra una fontana con un grifo di pietra ed i resti romani dell'antica Tindari:

"Abbozzate dunque le ciclopiche volte del Ginnasio e il piccolo anfiteatro di Tindari - scrisse il 13 giugno 1935 sul quotidiano "La Stampa" - fu sui più moderni motivi che si aggiravano intorno alla mia fonte che la mia matita venne esercitandosi di preferenza.
Per qualche ora io non feci che ritrarre le donne che stavano là intorno.
Quando una di esse aveva riempiuto la mezzina, si metteva in capo il corollo, sopra vi poneva pel ritto l'anfora armoniosa e se ne tornava lentamente verso casa.
Non tutte naturalmente erano belle ma passando su quel paesaggio di rupi e di mare, già così caldamente ellenico, quelle loro elastiche figure suscitavano subitamente in me un'immagine di greca armonia e bellezza..." 

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