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venerdì 3 febbraio 2017

"OCCHIO VIVO COME LA SARDA DI TUSA"

Strumenti ed espressioni della secolare tradizione di pesca a Castel di Tusa

Barche e strumenti della cultura marinara
a Castel di Tusa, nel messinese.
Le fotografie del post sono di ReportageSicilia
In un luminoso giorno di febbraio - un giorno in cui la Sicilia decide improvvisamente di scrollarsi dei rigori invernali, scivolando verso la primavera - la spiaggia di Castel di Tusa regala scorci di una bellezza arcaica e contemplativa.
In quest'angolo di costa messinese è possibile scoprire l'anima di quelle antiche borgate marinare siciliane in cui gli abitanti vivevano un tempo quasi unicamente delle attività di pesca.


Quell'identità non si è del tutto persa se fra le province di Palermo e di Messina per indicare una persona sveglia si dice ancora "occhio vivo come la sarda di Tusa".
Le barche di Castel di Tusa tornano oggi a terra con un discreto carico di seppie, pettini, merluzzi e sarde: pesce povero, ma capace di produrre odori e sapori persi alla memoria in certi insospettabili bar locali.


Finché il turismo di massa non stravolgerà del tutto la semplice bellezza di questi luoghi, Castel di Tusa rimarrà un posto dove godere appieno dell'inizio della primavera siciliana; ed una passeggiata fra la sabbia e le pietre levigate della spiaggia rivelerà la secolare vocazione dei suoi abitanti alla faticosa arte della pesca.









  

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