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mercoledì 19 giugno 2019

PANAREA, LA MILLENARIA ISOLA PER NABABBI

"Panarea" di Gabriella Saladino ( particolare ).
Disegno tratto dalla rivista "Sicilia"
pubblicata nel maggio del 1982

"Anche in età greco-romana - ha scritto Giuseppe Iacolino nel reportage "Destinazione Panarea" pubblicato dalla rivista "Sicilia" nel maggio del 1982 - Panarea e Basiluzzo ebbero nuclei abitativi e furono stazioni preferite da sofisticati nababbi liparoti.
Taluni tratti di fondazioni di ville aristocratiche, benché sommersi  per via dei bradisismi, sono ancora oggi distinguibili nei fondali adiacenti.
Avanzi ancora più cospicui notarono i naturalisti del nostro Settecento che visitarono questi luoghi.
'Panarea - afferma l'Houel - ha avuto edifici superbi come Lipari, Stromboli e Basiluzzo, sia la tempo dei Greci, sia al tempo quando i Romani, per il loro gusto del lusso, si servivano di tutti gli elementi per le loro costruzioni'.
La frequentazione umana, a Panarea, praticamente si bloccò per oltre un millennio, dal V al XVI secolo della nostra era.
Fu quello il millennio in cui qua da noi imperversò la pirateria più spietata, da quella vandalica a quella araba e, infine, a quella turchesca.

"Panarea", di Francesca Di Carpinello,
opera citata

I primi a tornare nell'Isola, alla fine del Cinquecento, furono pochi anonimi coraggiosi contadini di Lipari i quali a Panarea e a Basiluzzo ci venivano a coltivar le terre che i vescovi andavano assegnando al clan dei borghesi liparoti.
Ci venivano solo per compiere i lavori stagionali e riposavano in misere capanne di frasche, senza né mogli né figli, perché era vietato dalla legge portare nelle isole minori donne, vecchi e ragazzi..."   

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