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giovedì 2 gennaio 2020

I TRAVAGLIATI 60 ANNI DELL'AEROPORTO DI PUNTA RAISI

La copertina del mensile
"Documenti di vita siciliana"
dedicata nel gennaio del 1960
all'entrata in funzione
dell'aeroporto palermitano di punta Raisi

La sera del 2 gennaio del 1960, un Super Corvair partito da Ciampino atterrò su una delle nuovissime piste dell'aeroporto di punta Raisi.
Fu quello il battesimo per un impianto destinato a sostituire l'impianto di Boccadifalco, grazie ad un discusso e contestato  progetto elaborato nel 1954.
Realizzato dalla SAB di Roma con una spesa di oltre quattro miliardi di lire - e con il concorso di alcune ditte in subappalto vicine alla mafia di Cinisi e Partinico - solo nel 1968, grazie alla costruzione di una pista trasversale, lo scalo palermitano avrebbe affrontato i suoi limiti operativi in seguito evidenziati da gravissimi incidenti.
Già all'epoca dell'inaugurazione e nelle settimane successive, la stampa sottolineò l'infelice scelta del sito di punta Raisi come luogo destinato all'attività di un aeroporto.

"Atterrare  e decollare dal nuovo aeroporto di punta Raisi- scrisse Giuseppe Marino in "Sicilia mondo" nell'aprile del 1960è proprio un'avventura.
A vederlo così, il nuovo aeroporto ha un aspetto di grandiosità, che ben si addice anche alla suggestione del paesaggio e dall'ampio sbocco a mare.
E, a mirarlo dall'alto, quell'aeroporto nuovo, fiammante, dall'ampia pista scorrevole, suggerisce quasi un miraggio... di funzionalità.
L'aeroporto parrebbe, auspicato da tant'anni, degno del prestigio della capitale dell'isola, veramente in grado di allacciare, per le vie del cielo, le rotte per l'Est e per l'Ovest del Mediterraneo ed oltre; un grande ponte d'incontro per le aviolinee di tutto il mondo.
Si era stati anche pienamente soddisfatti dell'anticipo della sua agibilità.
La ditta costruttrice aveva realizzato un miracolo di tempestività, bruciando i tempi, consegnando l'opera ben sei mesi prima dello impegno d'appalto.
E, invece, si trattava solo di un miraggio, di una illusoria chimera.
Decollare?
Un disastro, un'avventura.
Atterrare?
Forse peggio.
La rosa dei venti, che fanno gorgo attorno a punta Raisi, quasi un vorticoso mulinello, difficilmente lo consente.
Ed avviene, più volte, che l'aeroporto internazionale di Palermo sia costretto a trasferirsi, sempre per le vie del cielo, a Trapani quando non addirittura, a Pantelleria o Catania.
E, poiché la realizzazione dello imponente progetto, ha fatto ascendere a oltre quattro miliardi la somma necessaria per il completamento dei lavori, da qualche parte si è chiesta la nomina anche di una commissione di inchiesta per accertare eventuali responsabilità..." 

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