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domenica 24 maggio 2020

I SICILIANI E L'OBBLIGATA ALTERNATIVA DEL MARE

Venditore di aguglie.
Foto di Gaetano Armao
pubblicata dalla rivista "Sicilia"
edita nel dicembre del 1956
dalla Regione Siciliana Servizio Turismo

"I siciliani - ha scritto l'antropologo culturale Giampiero Finocchiaro in una prefazione di "Terramare, storie di luoghi, di cose e di uomini" ( un ricchissimo reportage fotografico sul mare e sugli uomini di mare del golfo di Castellammare di Giuseppe Viviano, edito nel 2018 ) -  si sono rivolti al mare là dove la terra si mostrava arcigna ed ingrata, là dove le aspre rocce e la selva degli impedimenti sociali, negava ipotesi differenti ed occasioni alternative.
Hanno vissuto il mare come 'materia', soffrendo fatiche e vivendo dolori con rassegnata sottomissione; hanno via via costruito un 'concetto' di mare legato al fato inteso come 'esperienza' ineludibile della sofferenza degli umili; hanno nutrito imperituro timore del 'mare aperto' e probabilmente non è un caso che Pelagie si sono detti gli scogli più inospitali e distanti del suolo siciliano, quelle tre isole di Linosa, Lampedusa e Lampione che mai fortuna colse e persino oggi, con la tragedia dei migranti d'Africa, stanno ancora sotto il capriccio di un destino impietoso..."

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