Translate

venerdì 10 luglio 2020

IL REPORTAGE DEL 1963 DI "NAUTICA" A PANAREA

Uno scorcio di Panarea.
Le fotografie del post sono di Giancarlo Costa,
opera citata

Prima di essere generalmente considerata la più snob delle isole Eolie  - nel 1987 la giornalista Lina Sotis riferì che era più facile trovarvi una cassa di champagne che una di triglie - Panarea ha vissuto decenni di isolamento e di spartana vita regolata dal trascorrere delle stagioni, nell'attesa dell'arrivo di qualche forestiero dalla Sicilia o dal continente.
A fronte dell'odierna fama di isola di quel lusso che spesso assume l'aspetto del "kitsch", nei primi decenni del Novecento  l'emigrazione dei suoi abitanti verso continenti lontani - Stati Uniti ed Australia - ne impoverì l'aspetto.
La più vistosa delle conseguenze di quell'esodo fu lo spopolamento di decine di case, spesso costruite in luoghi con eccezionali viste sul mare circostante.
Fu allora che qualche nuovo ed oculato residente di Panarea, sbarcatovi per motivi di lavoro, ebbe l'intuizione di acquistare per poche lire quel patrimonio edilizio che di lì a qualche anno avrebbe assunto un ingente valore immobiliare.
Fu così che questo Eden del Tirreno attirò i primi estimatori provenienti da regioni lontane dalla Sicilia, desiderosi di ritrovare in un angolo remoto delle Eolie paesaggi ed abitudini altrove intaccate dalle trasformazioni ambientali e sociali provocate dal cosiddetto "boom economico".
Molti di loro ebbero l'occasione di scoprire l'isola grazie alle escursioni in barca organizzate da Palinuro da un "Club Méditerranée", una decina di persone alla volta.


Ancora qualche anno fa, i più anziani pescatori locali ricordavano tuttavia che il primo gruppo di scopritori di Panarea fu quello dei naufraghi dell'incrociatore "Bolzano".
Nell'agosto del 1942, la nave da guerra della nostra Marina Militare venne colpita da un siluro inglese a poca distanza dall'isola .
Uomini e donne misero prontamente mano ai remi e con le loro barche da pesca portarono a terra numerosi marinai, diventati i primi involontari scopritori di questo pezzo di patria la cui stessa esistenza era ignota a gran parte degli italiani.    
Appena una ventina di anni dopo quel drammatico episodio, la rivista "Nautica" pubblicò un reportage che raccontava l'essenza di un'isola ignara del suo prossimo destino di luogo in cui vi sarebbe stato più facile consumare un calice di champagne che un piatto di buon pesce locale.
Nel settembre del 1963, il giornalista Giancarlo Costa - autore anche delle fotografie riproposte da ReportageSicilia -  fornì il quadro di una Panarea dominata pienamente dai colori della natura, il "neroazzurro" del mare e il "verde" di una terraferma ricca di olivi, fichi d'India e capperi:
  
"Lontana dalla civiltà e dal turismo di massa sorge Panarea, piccola isola.
In questo paradiso distaccato dal resto dell'Universo e in cui si ha l'impressione che il tempo si sia fermato dal giorno della Creazione, vivono trecento persone a diretto contatto con il mare, con il cielo, azzurrissimo, e con le rocce vulcaniche dalle forme tormentate che le fanno apparire come sculture moderne.
Non si può parlare di un paese, piuttosto di tre gruppi di case collegate fra loro da una graziosa stradina che si tuffa di tanto in  tanto nell'ombra delle piante per riapparire subito dopo sotto il sole cocente.
Gli abitanti sono cortesi e non hanno assunto indifferenza o spregio verso il forestiero.
Il costo della vita non si può certo definire caro, ma bisogna anche considerare che non c'è quasi niente.



Per alloggiare ci si può rivolgere al dottor Cincotta ( pensione completa 2500 lire ) o alla pensione Rodà ( 1800 - 2000 ).
In ambedue le pensioni si mangia all'aperto sotto un fresco pergolato, ma per quanto riguarda l'alloggio, i viaggiatori sono sistemati in linde case di pescatori, dato che non esiste un vero e proprio edificio che funziona da albergo.
Queste casette sono imbiancate a calce e stanno arrampicate tra la vegetazione e qualche metro dal livello del mare.
I ristoranti sono le pensioni stesse citate.
Il noleggio giornaliero di una barca a motore costa sulle 5 o 6 mila lire, e 1500-2000 quello della barca a remi, sulla quale potrete applicare un motorino fuoribordo.
A questo proposito ricordatevi di portare con voi una buona riserva di benzina in qualche tanica di plastica; la benzina a Panarea la vende - quando ce l'ha, e sempre in quantità limitatissime - il meccanico dell'isola, il quale la vende maggiorata di 30-40 lire al litro.
Non ci sono posti di pronto soccorso, ma c'è un radiotelefono con il quale si può chiamare il soccorso aereo.
Il dottor Cincotta comunque ( quello della pensione ) era medico.
Dico 'era' perchè da molti anni ha lasciato la professione per fare l'albergatore, ma in caso di necessità, sia pure entro limiti assai stretti, può 'fare qualcosa'.
La luce elettrica non c'è, e l'acqua in quantità limitatissima è di una cisterna; essa basta ai bisogni della popolazione.
Esiste però l'ufficio telegrafico e quello radio-telefonico.
Data la scarsità del numero degli abitanti sull'isola non c'è la Pubblica Sicurezza, né i Carabinieri, soltanto qualche finanziere che per ragioni di servizio è obbligato a godersi questo paradiso che forse lo annoia..."

Giancarlo Costa non mancò di fornire indicazioni allora preziose per i naviganti e pescatori lettori di "Nautica":


"Arrivando di notte dal Nord ( da Stromboli per intenderci ), bisogna fare attenzioni agli enormi scogli.

Essi non sono segnalati da fari o fanali, e la presenza di un suggestivo relitto di un cargo affondato a Est di Lisca Bianca indica cosa può accadere a chi in mare è distratto.
Il relitto ( l'inglese "Llanishen", colato a picco il 14 maggio del 1885, ndr ) giace con la poppa a 42 metri di profondità, mentre la prua, nella parte più alta è a poco più di 20 metri.



Il relitto è stato molto saccheggiato dai sub, tuttavia, data la sua posizione eretta e la limpidezza delle acque, ha il suo fascino spettrale.
Il fasciame del ponte non esiste quasi più e lascia intravedere l'interno del ventre della nave, e le sue gru e i suoi argani rizzati sembrano ancora attendere una merce che non verrà mai più caricata.
Per il pescatore subacqueo ed il sommozzatore sportivo, i fondali di Panarea e dintorni non possono non offrire interesse e soddisfazioni, sia venatorie che archeologiche o più semplicemente estetiche.
Il piacere di questi sport sono accentuati dalla estrema limpidezza delle acque e dal loro tepore.
Per i pescatori subacquei in particolare Panarea è abbastanza pescosa, ma bisogna scendere un pò fondi: 15 o 20 metri.
Fondali più accessibili sono a Basiluzzo, alle Formiche, a Lisca Bianca ed in genere a tutte le isolette che la attorniano.
In questi luoghi potrete facilmente incontrare i grossi pesci di passo, lecce, tonni, e non è escluso l'incontro con i cetacei, con il pesce spada e con lo squalo..."
  


Nessun commento:

Posta un commento