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sabato 22 agosto 2020

LA RISCOPERTA DEL CIMITERO DEI COLEROSI A SALEMI

Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia

Le settimane che si protrassero da 24 marzo al 4 maggio del 2020 rimarranno nella storia di Salemi: 42 giorni in cui la cittadina del trapanese diventò "zona rossa" in conseguenza della pandemia da coronavirus, emergenza sanitaria fortunatamente ad oggi superata.
Ben diversa fu la situazione che Salemi subì negli ultimi giorni di agosto del 1837, quando un'epidemia di colera sbarcata in Europa con il ritorno in Inghilterra di alcuni soldati impegnati in India, provocò la morte di almeno 475 salemitani.



La storia di quella calamità, durata un paio di mesi, è stata riscoperta nel 2012 da Vito Surdo, un medico ortopedico di Salemi trasferitosi da anni in Veneto e da sempre cultore di storie e tradizioni popolari del suo paese.
Complice la lettura di una raccolta di racconti di Alessandro Catania pubblicata nel 1929 ed intitolata "Gli illusi", Surdo venne a conoscenza dell'esistenza a Salemi di un cimitero di colerosi in contrada Serrone.
Subito iniziò la ricerca di testimonianze orali e scritte; le prime, le trovò dal proprietario di un terreno della zona, le seconde negli uffici del Catasto e negli archivi parrocchiali.


Così, l'area che 183 anni fa accolse in una fossa comune le vittime del colera - un luogo completamente ignoto a tutti i salemitani e frequentato solo dalle pecore - venne individuata sulla base di precise mappe e di resti umani venuti alla luce durante i sopralluoghi.
Successivi documenti hanno permesso di scoprire che almeno sino al 1923, il cimitero era segnalato da una croce in ferro: a rimuoverla, ci avrebbe pensato il podestà locale, per donare quel metallo al regime fascista impegnato a riciclare anche i simboli della religione per farne armi e strumenti di guerra.
Da anni, Vito Surdo ritorna con regolarità a Salemi per rendere omaggio a quella fossa comune rimasta per quasi due secoli dimenticata.
Grazie al suo impegno economico, alla buona volontà di fabbri e muratori locali e all'intervento del Comune, l'area è stata ripulita dalla vegetazione e dotata di un cippo in pietra sormontato da una nuova croce.


L'aspetto del cimitero - un pianoro che guarda l'abitato di Salemi e, a perdita d'occhio, le colline della provincia di Trapani - è volutamente scarno di decori o manufatti.
Accanto al cippo, è stato piantato un unico giovane albero di carrubo.
Intorno, in primavera, in questo luogo di rimembranza di una drammatica epidemia fioriscono spontaneamente asfodeli: i fiori che secondo la mitologia greca rappresentavano i morti vissuti senza meriti e senza colpe.

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