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domenica 12 settembre 2021

L'INDIMENTICABILE GIACCA FUCSIA DI DUKE ELLINGTON AL FESTIVAL POP 1970

Duke Ellington durante la sua esibizione
al Festival Pop di Palermo nel 1970.
Le fotografie di Melo Minnella
vennero pubblicate dalla rivista "Sicilia"
edita nel settembre del 1970
dall'Assessorato regionale al Turismo


"Credetemi - ha scritto Carlo Loffredo in "Billie Holiday, che palle!", gustosissima autobiografia pubblicata da Coniglio Editore nel 2008 - veramente irripetibili furono quei due festival, perché nessun altro dopo il picciotto Joe, riuscì ad avere forza e carisma per portare in Sicilia quei jazzisti e showmen che si potevano applaudire solo al Village di New York, a Rio, S.Francisco, Londra e Parigi..."

Il ricordo delle prime due edizioni del Festival Pop di Palermo rievocate da Loffredo - nel 1970 e nel 1971 - e della vulcanica personalità dell'organizzatore, il "picciotto" Joe Napoli, ( l'impresario oriundo di San Giuseppe Jato in stretti rapporti con alcuni grandi nomi del jazz internazionale ), rappresenta per molti palermitani di quel periodo una orgogliosa eredità di genere: quella di chi può vantarsi di "esserci stato", conoscendo ed ascoltando allora grandi artisti e musicisti mai prima - e mai più - presenti in un'unica manifestazione in Sicilia.


 

A rappresentare la rilevanza e la suggestione oggi quasi mitica del Festival Pop di Palermo 1970 è, su quelli di tutti, il nome di Edward Kennedy Ellington: semplicemente "Duke", per gli appassionati di jazz. Il concerto della sua orchestra allo stadio della Favorita ebbe luogo la sera di venerdi 17 luglio; fu seguito da quello di una seconda orchestra di assoluto valore, guidata da Kenny Clarke e Francis Boland. La performance di Ellington e dei suoi musicisti - fra questi, Harry Carney al sax baritono e Cat Anderson alla tromba - lasciò una traccia luminosa ed indelebile, quasi un'apparizione, nella storia palermitana di quegli anni; un periodo macchiato da cupi eventi di cronaca mafiosa, come la scomparsa di Mauro De Mauro e l'uccisione del procuratore Pietro Scaglione. Una documentata e coinvolgente ricostruzione dell'esibizione del "Duke" e del clima che accompagnò quel Festival Pop palermitano - cui presero parte, fra gli altri, Aretha Franklin, Johnny Halliday e Brian Auger - è stata tracciata da Sergio Buonadonna in "Quando Palermo sognò di essere Woodstock", edito da Navarra Editore nel 2020. Nel libro è presente una testimonianza di Vittorio Bongiorno - autore di un romanzo pubblicato nel 2011 da Einaudi ed intitolato "Il duka in Sicilia" - sulla giacca laminata color fucsia e la brillantina in testa che Ellington mise in mostra durante il concerto della sua orchestra. Fra le tante recensioni scritte su quella straordinaria esibizione, premiata con la consegna al Maestro della statuetta della "Trinacria d'oro" ( e ricordando il documentario "Noi e il Duka. Quando Duke Ellington suonò a Palermo", realizzato nel 1999 da Ciprì e Maresco ) citiamo quella pubblicata sul mensile "Sicilia Tempo", nel luglio 1970:    

"A settantun anni suonati, 'Duke' e i suoi senatori, gente - come Harry Carney - che suona con lui addirittura da quarantasei anni - scrisse Mauro Conti - sembrano avere scoperto l'elisir di lunga vita. Più tempo passa, più invecchiano, più sembrano rinvigoriti. L'orchestra di Ellington ha sfoderato uno swing e nuovi arrangiamenti, quali negli ultimi anni non si erano mai registrati. Ascoltato con amore e rispetto da oltre ventimila persone, Ellington ha riportato un successo trionfale..."


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