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martedì 21 dicembre 2021

L'ULTIMA PROMESSA SULL'ACQUA PERDUTA DI AGRIGENTO

"Il secchio vuoto ad Agrigento".
La fotografia di Nicola Sansone
è tratta dalla rivista "Il Mondo"
pubblicata il 7 settembre del 1965


L'ennesima annunciata fine della traversata del deserto per Agrigento e per altri 16 comuni del comprensorio porta la data del dicembre del 2023. E' la scadenza indicata dalla Regione per garantire il potenziamento delle reti idriche che dovrebbe risolvere lo storico problema dei razionamenti e delle turnazioni di acqua in questa provincia dell'Isola. L'aspettativa di porre termine al secolare male agrigentino segue decennali promesse di soluzioni mai arrivate; rassicurazioni fondate sull'erogazione dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno e, in decenni più recenti, sulle aspettative di un corretto funzionamento delle reti idriche, dei dissalatori e delle dighe: infrastrutture deficitarie per le carenze di manutenzione, i mancati collaudi, i furti. Fra gli agrigentini, fatalismo e rassegnazione hanno da tempo soppiantato la speranza di poter disporre di un regolare rifornimento di acqua: un argomento tirato fuori in passato ad ogni campagna elettorale, ed oggi non più in grado di suggestionare le scelte degli elettori.  Così quella che è stata una delle più ricche città della Magna Grecia, all'epoca dotata di un efficace sistema di distribuzione idrica per 200.000 abitanti - gli ipogei - continua ad essere il luogo simbolo della grande sete siciliana.


 

"L'eterno problema dell'acqua è ancora insoluto e la gente tace - ha scritto Francesco Pillitteri in "Con la testa all'indietro. Ricordi di un agrigentino" ( Kalos, Palermo, 2007 ) - la città è misera ed abbandonata all'incuria senza che i suoi abitanti si ribellino anche se non mancano occasione per vantarsi di essere figli della grande Akragas, di quella terra così ricca e bella nella sua lussuosa natura e nei suoi vetusti ed ammirati monumenti..." 


 

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