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lunedì 17 luglio 2023

GIOVANNI DE SIMONE, IL CERAMISTA CON IL FUOCO DELLA GASTRONOMIA SICILIANA

Piatti delle cucina siciliana
nelle fotografie pubblicate nel 1974
nel libro di Giovanni De Simone
- ritratto alla fine del post -
"La Cucina di Sicilia",
opera citata nel testo


Giovanni De Simone, palermitano, è stato il più importante ceramista siciliano del Novecento nel secondo dopoguerra. Le sue opere sono da tempo oggetto di ricerca da parte di cultori e collezionisti che esibiscono le sue ceramiche nei salotti di tutto il mondo. Dopo gli studi a Faenza, De Simone fece ritorno a Palermo; qui, a metà degli anni Cinquanta, fondò le "Maioliche d'Arte De Simone", avviando un'attività che lui stesso paragonò a quella di "un grosso artigiano che conosce il suo mestiere, aiutato dai colori e dalla solarità della Sicilia". A margine della produzione di ceramiche, disegni e dipinti, Giovanni De Simone si dedicò nel tempo libero ad un'altra passione di forte matrice isolana: quella della gastronomia, attività testimoniata da un'opera letteraria oggi dimenticata e di difficile reperimento. Il libro, intitolato "La Cucina di Sicilia" e corredato da 28 tavole a colori realizzate a Pantelleria e da 28 tavole fuori testo, venne pubblicato nel 1974 da SIAI-Edizioni d'Arte Nuovo Sud; nell'aletta di copertina, si svela l'origine della passione di De Simone per la cucina siciliana:

"Giovanni De Simone cominciò a cucinare in occasione di una grande mattanza di tonni a Trabia, nel 1952, nella tonnara del Principe Lanza. Erano ospiti, quel giorno, del Principe Raimondo: Hemingway ed Onassis. Dopo una lunga giornata di mare un tonno fu tagliato ed essendo ammalato il cuoco e castellano Zizzo, il nostro autore si cimentò come cuoco e grande fu il suo successo. Molti anni sono passati; De Simone, oltre a cucinare solari ceramiche, nelle domeniche e quando ha tempo coltiva la cucina del suo Paese. Dal farla allo scriverla il passo è stato breve..."






Nella prefazione di "La Cucina di Sicilia" ( cui seguirà nel 1987 "La Cucina di Pantelleria", sempre edito da SIAI-Edizioni d'Arte Nuovo Sud ) il maestro ceramista spiegherà così il bisogno - una spinta quasi etica, nata dal riconoscimento del valore profondamente identitario della cucina siciliana - di scrivere un'opera dedicata alla gastronomia dell'Isola:

"Con amarezza ho constatato che con il benessere ed in concomitanza ad esso la dolce alchimia dei fornelli sta piano piano scomparendo. La ricercatezza delle antiche ricette viene ogni giorno derisa da frettolose improvvisazioni cuciniere avallate da articoli e belle fotografie sui grandi settimanali femminili. E' vero che adesso si mangia di più, che c'è più abbondanza, ma è anche vero che si mangia peggio di quando si mangiava poco. Il peso negativo delle tradizioni in Sicilia ha suscitato nel siciliano moderno una ribellione ad esse ed un netto rifiuto di tramandarle. Il ripudio purtroppo è stato totale sia per le buone che per le cattive. Le cattive erano e sono moltissime, le buone poche ma più facilmente sopprimibili. Tra queste, la tradizione della buona cucina...

... In questa epoca di transizione che potremo chiamare "pre-turistica" si è cercato da parte di imprenditori, di direttori di enti e di aziende di soggiorno, di fare resuscitare quel poco di tradizioni sotterrate. Quindi si è visto fiorire trattorie assurdamente folcloristiche, ristoranti esotici con menù esterofili. Nelle case borghesi gli ora frettolosi siciliani mangiano di corsa cibi fasulli, fanno e seguono diete anomale e disarmoniche. Si vive contro la nostra stessa natura di meridionali tralasciando di cibarci come costume di popolo, di tempo, di sole. Ho quindi dapprima cercato qualche ricetta. Ho chiesto ad amici, parenti. Poi sono stato aiutato e confortato nella lunga ricerca e nella interpretazione di pesi e misure dal grande maestro, oltre che di pennello anche di cucina, Gino Morici... Il labirinto delle versioni, le desinenze , le provenienze tutte di queste ricette ho cercato e vagliato. Ora, nel riordinarle le ho anche provate nelle mie domeniche in campagna. Oltre a queste antiche, alcune nuove ne ho aggiunte, le ho spiegate e tradotte apportando, in queste nuove soltanto, dei piccoli ritocchi che a mio giudizio le hanno migliorate. Forse sono meno di cento le ricette siciliane che io penso si debbano salvare dall'ibridismo o peggio dalla trascurata dimenticanza. Possa il mio libro fare valido argine a cucine a gettone, a panini imbottiti, ... ma soprattutto che avvenga tra me che scrivo ed i miei lettori una tacita alleanza contro la effimera esistenza di quei locali che si autodefiniscono tipici e ammanniscono nei loro menù tagliatelle alla bolognese, risotto alla milanese, trippa alla fiorentina e gnocchi alla romana, che, oltre a non avere troppa somiglianza coi loro ottimi fratelli, sviliscono la nobile cucina siciliana..."  






Le 200 pagine del libro comprendono un "preambolo storico" dedicato alla gastronomia regionale, un elenco di ricette che spazia da quelle degli antipasti, sino a quelle dei gelati e della frutta; ed ancora, una lista di vini, un glossario, una guida alla spesa ed un elenco di "trattorie e ristoranti raccomandabili"



Ogni copia del libro di Giovanni De Simone conteneva inoltre una cartolina che dava diritto all'acquirente - previa indicazione della ricetta preferita - di ricevere in regalo "un utensile d'arte in ceramica, fuori commercio, con sovraimpressa la ricetta, a firma del ceramista Giovanni De Simone": un omaggio che rimandava all'opera di un artista della ceramica intriso di passione per la sua Terra.  

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