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martedì 2 luglio 2024

"MAIDDE" E BARACCHE DOPO IL TERREMOTO DEL BELICE

Fotografia di 
Franz Tomamichel,
opera citata nel post


".... Su grandi assi era distesa una poltiglia di pomodori che, al sole, doveva condensarsi in purea. Le baracche ai piedi del villaggio furono erette da organizzazioni di soccorso per i terremotati del 1968..."

Così il fotografo Franz Tomamichel lasciò una testimonianza di storia della Sicilia nei mesi successivi al terremoto del Belice, allorché i circa 70.000 sfollati vennero in buona parte e per lunghi anni trasferiti in baraccopoli allestite in diversi comuni dell'Isola



Nella fotografia, pubblicata nell'opera "Sicilia" ( Edizioni Silva, Zurigo, 1971 ) ed accompagnata dai testi di Jakob Job, le baracche di ferro - luoghi di esistenza precaria ed incerta - fanno da sfondo allo scorcio di una ordinaria scena paesana in una strada assolata. Come in una quinta teatrale, vi si osservano i panni stesi al vento, la salsa di pomodoro spalmata sulle "maidde" di legno ed un gruppo di bambini in compagnia di una donna sull'uscio di una casa.



lunedì 1 luglio 2024

IL GIARDINO DI SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI CHE ALIMENTO' LA GRAZIA IN BRAUDEL

Il chiostro di San Giovanni degli Eremiti.
Foto di Filippo Martorana
pubblicata dalla rivista "Sicilia"
nel dicembre del 1963


"La grazia si impadronì di me, dolce, penetrante come profumo di gelsomino, a San Giovanni degli Eremiti, vecchia moschea dalle cupole rossastre che il chiostro, che si è impadronito del suo spazio, divora con il suo peristilio e il suo giardino ( allora inselvatichito ): oggi è in ordine"

Così nel 1982 Fernand Braudel ricordò l'impressione suscitatagli nell'agosto del 1932 a Palermo da uno dei monumenti più noti della Sicilia di età normanna: quella chiesa di San Giovanni degli Eremiti che offre motivo di attrazione anche per il suo chiostro sorto nel secolo XIII, annesso allora ad un convento benedettino. Nel 1914, Giulio U. Arata nell'opera "Atlante di storia dell'architettura arabo-normanna e del Rinascimento in Sicilia" osservò che

"Dove il tetto copriva le severe corsie, dove le lastre di marmo coprivano i pavimenti, hanno preso posto lussureggianti pergolati e profumati rosai; e tutta una vegetazione tropicale lo riveste di mille colori"

Definito nel 1963 dallo storico dell'arte Cesare Brandi come "un giardino da Graal", il patrimonio arboreo del chiostro è stato nei mesi scorsi oggetto di una radicale riqualificazione. Un progetto finanziato dal FAI di Palermo vi ha piantumato un fico, simbolo del Giardino dell'Eden; un melograno, citato nel giardino del Cantico dei Cantici; un ulivo, ricordo dell'Orto di Getsmani; una palma, a rappresentare l'ingresso di Gesù a Gerusalemme; un agrume, pianta tradizionalmente legata alla civiltà araba, oltre a cespugli di mirto ed alloro.